Con oltre 30 brevetti all’attivo, l’imprenditore altoatesino Michael Niederbacher, CEO di TerraX e BiHcon, sviluppa soluzioni avanzate per trasformare scarti agricoli e reflui zootecnici in energia pulita e fertilizzanti sostenibili, con l’obiettivo di ridurre le emissioni e rafforzare l’economia circolare.


Dalla costruzione del primo impianto di biogas all’attuale progettazione di nuove tecnologie per il biometano e il bioidrogeno: innovazione e sostenibilità si intrecciano nel percorso imprenditoriale di Michael Niederbacher, che è CEO delle società TerraX e BiHcon, entrambe in provincia di Bolzano/Bozen, ma ricopre anche il ruolo di vicepresidente di EBA - European Biogas Association.
“Coltivo l
idea di produrre energia elettrica dal letame e trasformare gli scarti agricoli e industriali in fertilizzante fin dal 1986, quando, allora tredicenne, ho visto per la prima volta un impianto di digestione anaerobica in Alto Adige/Südtirol”, racconta.

PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DI IMPIANTI 

Come tesi di laurea in economia agraria a Vienna/Wien, conduce uno studio di fattibilità per la costruzione di un impianto consortile di biogas nel suo paese natale, Campo Tures/Sand in Taufers, nel cuore delle Alpi Aurine/Aurine Alpen: il progetto diventa realtà nel 2001, coinvolgendo 74 agricoltori locali, è tuttora in funzione e presto verrà riconvertito in impianto per il biometano.  

Negli anni seguenti Niederbacher fonda la sua prima società, con cui costruisce 225 impianti in 14 diversi Paesi del mondo, poi decide di cederla per dedicarsi, a partire dal 2019, a un nuovo gruppo imprenditoriale, composto dalle due realtà di cui è amministratore delegato: TerraX, che ha sede a Brunico/Bruneck ed è un punto di riferimento per la progettazione e implementazione prima di impianti a bioidrogeno, dopo anche a biometano, e BiHcon, che ha sede a Varna/Vahrn ed è dedicata alla costruzione degli impianti stessi.   

La vision è chiara: produrre tecnologie innovative sia nel campo del biometano, sia in quello del bioidrogeno. “Il cambio di paradigma in questa direzione è ormai ineludibile, anche in vista del raggiungimento della neutralità carbonica nel 2050”.  

COME SI PRODUCE IL BIOMETANO  

Il biometano nasce dalla purificazione del biogas: una volta eliminata la CO2, il metano così ottenuto ha caratteristiche chimiche identiche a quello naturale e può essere immesso direttamente nella rete. 

La produzione, incentivata dalla nuova normativa europea, deve garantire una riduzione minima dell80% delle emissioni di anidride carbonica rispetto ai combustibili fossili. Per raggiungere questo traguardo, i nuovi impianti non utilizzano più le matrici tradizionali, come il silomais (un alimento zootecnico ottenuto dalla trinciatura della pianta di mais intera, ndr), ma usano prevalentemente sottoprodotti agricoli e reflui zootecnici, come paglia, pastazzo di agrumi, stocchi di mais, sansa doliva, letame e liquami”.

Una soluzione che, oltre a migliorare la sostenibilità e la circolarità, riduce anche l
impatto ambientale dello spandimento diretto dei reflui nell’ambiente. 

 

BIOMETANO: TUTTI I FRONTI DELL’INNOVAZIONE 

Rispetto all’uso del silomais, la produzione di biometano da scarti agricoli e reflui zootecnici richiede però una maggiore sofisticazione tecnologica, come spiega Niederbacher, che ha al suo attivo più di 30 brevetti: “Abbiamo quindi messo a punto alcune innovazioni per rendere il procedimento più fluido ed efficiente”.  

  • Innanzitutto, un sistema avanzato di pretrattamento termo-meccanico permette di aumentare la digeribilità da parte dei batteri anche dei materiali più resistenti, per esempio la paglia, grazie a molini speciali e disintegratori, che agiscono sulla struttura cellulare della biomassa. “In questo modo la degradazione si velocizza e gli impianti producono di più”. 
     
  • Il secondo fronte riguarda lottimizzazione dei fermentatori. “A questo scopo abbiamo brevettato due diverse tecnologie, Tool Box e Spritz Mix: la prima è una finestra di comando, che consente il controllo e la manutenzione delle vasche di fermentazione senza dover interrompere il processo, mentre la seconda è uno speciale ugello , che, umidificando le vasche da sopra con liquidi,  evita la formazione di croste, che potrebbero rallentare e compromettere la fermentazione". 
     
  • Il terzo ambito di ricerca e sviluppo ha come scopo la valorizzazione del digestato, ovvero il sottoprodotto della digestione anaerobica delle sostanze organiche, che può essere riutilizzato come biofertilizzante in un perfetto esempio di economia circolare, promosso dalla stessa Unione Europea. “Oltre alla tradizionale versione liquida, che viene utilizzata per concimare i campi, abbiamo brevettato un innovativo biofertilizzante in pellet, che può essere destinato all’agricoltura biologica, ma anche essere venduto nei supermercati per essere utilizzato nel giardino di casa. Un modo per sostituire i fertilizzanti chimici, oggi prodotti in gran parte con gas fossile, e contribuire alla decarbonizzazione del settore agricolo”, sottolinea Michael Niederbacher.


Dal 2024 il suo gruppo ha costruito due impianti biogas, uno a Porto Tolle (Rovigo) e uno a Grottole (Matera), mentre altri cinque sono in costruzione oppure in corso di progettazione, sparsi tra Sicilia, Campania, Puglia, Lombardia e Veneto. 
 

BIOIDROGENO E BIOMETANAZIONE  

Accanto al biometano, l’imprenditore altoatesino ha poi sviluppato una tecnologia proprietaria per la produzione di bioidrogeno, ora ricavato dal gas fossile: “Una soluzione interessante, perché riusciamo ad avere una produzione a un costo sempre costante, a differenza di quanto si può fare con il processo di elettrolisi, che dipende dalle fluttuazioni del mercato elettrico”.  
E ancora: “Puntiamo alla produzione di bioidrogeno anche attraverso la gassificazione del legno (un processo termochimico che consente di convertire il legno in syngas, un gas di sintesi contenente idrogeno, ndr): abbiamo alcuni progetti in fase autorizzativa, ma siamo anche in attesa di specifici incentivi”.   

In parallelo, il gruppo sta lavorando alla realizzazione di una nuova start-up, “OceanX”, che si occuperà di metanazione biologica: un processo che combina la CO2 dai processi di fermentazione e idrogeno da fonti rinnovabili per generare metano sintetico, stoccabile nella rete esistente ed utilizzabile in un periodo diverso da quello di produzione, quando la richiesta aumenta, per esempio in inverno. 
 


LA STRATEGIA UE SU BIOMETANO E BIOFERTILIZZANTI 

Tutte queste soluzioni si inseriscono in un quadro strategico più ampio, che Niederbacher ha ben presente grazie al suo impegno nell’European Biogas Association: “Da sei anni lavoro per favorire la transizione energetica attraverso il biogas e il biometano: la carica di vicepresidente mi è stata appena rinnovata per la terza volta, lultima prevista dallo statuto". 

Il target approvato dalla Commissione europea è ambizioso: Produrre 35 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030 e arrivare entro il 2050 ad almeno 161 - secondo alcuni scenari anche a 190 miliardi di metri cubi annui - attraverso tre filiere principali: la digestione anaerobica, la gassificazione del legno e la metanazione biologica”. 

La previsione dei consumi europei per il 2030 si aggira intorno ai 250-300 miliardi di metri cubi di gas naturale lanno: “Arrivare a produrre 35 miliardi entro fine decennio, rispetto ai 23 attuali, significherebbe quindi soddisfare circa il 15% del consumo europeo con gas rinnovabile prodotto localmente, riducendo fortemente la dipendenza dai combustibili fossili”. 

Tutto questo, ovviamente, richiede il supporto normativo dellUnione europea. “Il mio obiettivo nei prossimi tre anni è proprio quello di contribuire alla definizione di nuove cornici legislative, perché senza regole e incentivi chiari, non si possono raggiungere numeri così importanti. In questo senso, stiamo lavorando per ottenere un target europeo per la produzione di biofertilizzanti, altro tema chiave per la decarbonizzazione dellagricoltura, ipotizzando anche dei sostegni economici per far partire la filiera e poi renderla autonoma nel tempo”. 

“La mia forza trainante - conclude Michael Niederbacher - deriva dal desiderio di proteggere il nostro pianeta e preservare la natura per le generazioni future. Credo fermamente che questo mondo non ci appartenga, lo abbiamo semplicemente preso in prestito dai nostri antenati”. 
 

Articolo scritto da Emanuele Bompan e Maria Carla Rota  

 

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