I primi 100 giorni di Trump stanno portando il caos nella transizione ecologica americana, al pari della geopolitica e del commercio.

La crociata antiambientalista di Donald Trump pare non avere fine. Lo aveva promesso al settore Oil&Gas durante la campagna elettorale in cambio di ingenti finanziamenti e al popolo MAGA, da sempre clima-negazionista e ostile a ogni regolamentazione anti-mercato libero (solo quello domestico però). “Dai proclami come “torniamo alla plastica”, al depennamento dell’agenzia di cooperazione e sviluppo USAID, dalla rimozione di ogni riferimento al cambiamento climatico sui siti di ministeri e agenzie americane all’espansione delle aree di estrazione Oil&Gas, i primi 100 giorni di Trump stanno portando il caos nella transizione ecologica americana, al pari della geopolitica e del commercio.

"Questa campagna annullerà decenni di sforzi bipartisan e internazionali per contenere i gas serra e, se non controllata, porterà il pianeta a riscaldarsi ben oltre i livelli gestibili", ha dichiarato alla testata E&E Jillian Blanchard, che dirige il programma sui cambiamenti climatici di Lawyers for Good Government, un gruppo di watchdog no-profit. Un’azione scellerata che diventerà un’ipoteca sul futuro della nazione e di tutta l’umanità. 

Vediamo quali sono state le azioni più rilevanti di Donald Trump sulla transizione ecologica, il clima e la tutela della natura americana. 
 

Ritiro dall'Accordo di Parigi ed eliminazione del 30by30 sulla biodiversità 

Uno dei primi atti dell'amministrazione Trump è stato il ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi sul clima. Lo aveva già fatto nel 2016, poi Joe Biden vi era rientrato. L’ordine esecutivo del 20 gennaio 2025 ha formalizzato la seconda uscita del Paese dall'accordo internazionale volto a limitare le emissioni di gas serra, ma diventerà effettivo solo nel 2026. La decisione è stata giustificata con l'intento di proteggere l'economia nazionale da quelli che sono stati definiti puerilmente “vincoli ambientali ingiusti”. 

Sebbene gli USA non siano firmatari del Global Biodiversity Framework (non hanno mai aderito alla Convenzione sulla biodiversità), Joe Biden aveva introdotto una legge per proteggere almeno il 30% del suolo e degli oceani statunitensi, una mossa che aveva dato speranza di poter vedere gli USA rientrare presto dentro la Convenzione. Ma a Trump non piace nemmeno la conservazione della natura, quintessenza dell’identità statunitense, prima nazione ad aver creato i parchi naturali e le aree selvagge, grazie a John Muir e Aldo Leopold. E infatti ha licenziato 2.700 ranger ed esperti di tutela della natura
 

IRA, fermate tutto 

L'Inflation Reduction Act (IRA) è una legge degli Stati Uniti approvata dall’ex presidente Joe Biden che prevede investimenti significativi nelle energie rinnovabili e nella transizione ecologica, con l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e promuovere l'uso di tecnologie verdi. Nemmeno l’approccio pro-business sull’ambiente pare essere piaciuto a Trump. Al momento ha interrotto i finanziamenti federali destinati a questi progetti, congelando i fondi previsti dall'IRA per le infrastrutture di veicoli elettrici e altre tecnologie sostenibili. 

L'amministrazione Trump ha inoltre eliminato gli standard sulle emissioni dei veicoli introdotti dalla precedente amministrazione, sostenendo che tali regolamenti imponevano oneri eccessivi all'industria automobilistica. In questo modo ha rimosso gli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici. A fine febbraio però ha dovuto fare alcuni passi indietro come, ad esempio, i 500 milioni di finanziamento per l'acquisto di scuolabus elettrici. Questi fondi, approvati dal Congresso e supervisionati dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente, erano bloccati da gennaio. 



Foto di © abc NEWS | article "Biden takes victory lap on Inflation Reduction Act amid 2024 'Bidenomics' push"
 

Blocco dei progetti eolici offshore 

Con un ulteriore ordine esecutivo, Trump ha sospeso le concessioni federali per nuovi progetti di energia eolica offshore, citando preoccupazioni economiche e logistiche. Questa decisione ha interrotto lo sviluppo di parchi eolici marini, limitando le opportunità di espansione dell'energia rinnovabile negli Stati Uniti. Ora si attendono decine di cause legali contro la Casa Bianca.  

Nel 2021 l'amministrazione Biden aveva fissato un obiettivo nazionale per l'eolico offshore di 30 gigawatt di capacità nel 2030 e di 110 gigawatt entro il 2050. Prevedeva un'industria in grado di sostenere 77.000 posti di lavoro e di alimentare 10 milioni di abitazioni con energia pulita. Ora è tutto fermo. Un porto navale, nato per lo sviluppo dell'eolico offshore nel New Jersey, annunciato come l’hub di partenza per la prevista espansione del settore sulla Costa orientale degli Stati Uniti, è in fase di riallestimento; miliardi di dollari di contratti per nuove imbarcazioni di supporto all'eolico offshore sono stati cancellati e i produttori stanno abbandonando i propri piani, secondo un’analisi di Reuters. 
 

Dichiarazione di emergenza energetica nazionale 

Sempre il primo giorno della sua Presidenza, Trump ha dichiarato un'emergenza energetica nazionale, sostenendo che la produzione energetica interna fosse insufficiente a soddisfare le esigenze del Paese. Questo ordine esecutivo ha autorizzato l'espansione dell'estrazione di combustibili fossili su terre federali e acque costiere, con l'obiettivo di aumentare la produzione di petrolio e gas naturale. La misura ha anche sospeso diverse normative ambientali per accelerare i progetti energetici, come il Clean Water Act (approvato dal Repubblicano Richard Nixon) e l’Endangered Species Act, due legislazioni estremamente innovative per la loro epoca. Alcuni dei progetti impatteranno in maniera significativa gli ecosistemi naturali americani. Come l’oleodotto di 60 chilometri in Louisiana che interesserebbe circa 95 ettari di zone umide, comprese le paludi vicino al Sabine National Wildlife Refuge. O l’oleodotto sotto il lago Michigan, fonte di acqua potabile per oltre 10 milioni di persone. Con la scusa dell’emergenza tutte le restrizioni ambientali saranno facilmente bypassate, anche in aree particolarmente sensibili come l’Alaska.  
 

Assalto alla scienza 

La prima a cadere sotto la scure negazionista di Trump è stata l’EPA, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, che ha visto licenziare centinaia di esperti per fare posto a lobbisti, funzionari e avvocati legati all’American Chemistry Council e all’American Petroleum Institute, due lobby pro-fossili. 

Dalla homepage è sparita la sezione sui cambiamenti climatici, come ipotizzato nell’oscuro Project 2025, la matrice ideologica dei mastini trumpiani. Alla guida della NOAA (la National Oceanic and Atmospheric Administration, che secondo Project 2025 “dovrebbe essere smantellata”) Trump ha messo Neil Jacobs, divenuto noto per aver alterato le previsioni sul percorso dell’uragano Dorian su pressione dello stesso Trump e sempre pronto a dare priorità alla politica sulla scienza. 

Come se non bastasse, il gruppo di superfedeli di Elon Musk, il famigerato team DOGE, ha fatto irruzione negli uffici della NOAA il 5 febbraio per entrare nei server, ottenere tutti gli accessi riservati e impossessarsi delle informazioni sugli epurati. Un abuso di potere e un vero e proprio assalto alla libertà della scienza. Chi ha assistito alla scena ha descritto alla CNN una “irruzione illegittima” e non autorizzata. Scene simili si sono verificate al Dipartimento per l’Educazione, al Tesoro (dove sono stati bloccati da un giudice federale), agli Interni e al Pentagono, come annunciato da Trump stesso, che non gode di ampio supporto all’interno del mondo della Difesa. 

Numerosi scienziati temono che l’assalto alla NOAA e l’eliminazione del clima da molti siti federali potrebbero essere le prime avvisaglie della privatizzazione della raccolta dati meteo e climatici, svendendo istituti come il National Weather Service o l’Hurricane Center. Una strategia per depotenziare l’analisi climatica e meteorologica rigorosa e indipendente, da sempre vanto degli Stati Uniti, che a Mauna Loa, nel 1965, istituirono il primo centro di analisi dell’atmosfera raccogliendo dati sulle concentrazioni medie di anidride carbonica e altri gas. 

Articolo scritto da Emanuele Bompan