7 TREND NELL'ECONOMIA GREEN CHE DEFINIRANNO IL 2025
Quali sono i trend nell'economia green per il 2025? Voce agli esperti.
Accelerare l’Economia Circolare EU
Nel 2025, la Commissione Europea intensificherà gli sforzi per promuovere l'economia circolare, aggiornando e implementando una serie di direttive e regolamenti chiave. La nomina di Jessika Roswall a commissaria per Ambiente, resilienza idrica ed economia circolare competitiva vedrà rafforzare gli sforzi sulla circular economy, concentrandosi su incentivi, investimenti e attuazione, mettendo il tema al centro del Green Deal 2.0.
Tra i dossier più importanti il Circular Economy Act per creare una domanda di mercato per i materiali secondari e stabilire un mercato unico per i rifiuti, redigendo anche una strategia aggiornata per la bioeconomia. Attenzione anche all’applicazione della Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR) e alla Direttiva sul diritto alla riparazione, adottata nel 2024, che garantirà ai consumatori il diritto di riparare prodotti come elettrodomestici e di elettronica, introducendo una piattaforma per connettere consumatori e riparatori. Attesa per il nuovo Regolamento sugli imballaggi che punta a rendere tutti gli imballaggi riciclabili entro il 2030, fissando obiettivi per materiali come plastica e metalli.
La Cina raggiungerà il picco delle emissioni di gas serra
La Cina è destinata a raggiungere il picco delle sue emissioni di gas serra nel 2025, un obiettivo cruciale per la transizione energetica globale. Secondo il Financial Times, l'incremento senza precedenti nell'adozione di energia solare e di veicoli elettrici sta accelerando la decarbonizzazione dell'economia cinese. La nazione ha implementato una capacità solare di oltre 200 gigawatt solo nel 2023, con un'ulteriore espansione pianificata per i prossimi anni. Parallelamente, la vendita di veicoli elettrici ha raggiunto il 30% del mercato automobilistico interno, posizionando la Cina come leader mondiale in questo settore.
Tuttavia, sfide significative restano: il mix energetico è ancora dominato dal carbone, che rappresenta circa il 60% della produzione di elettricità. Le politiche governative, incluse le restrizioni sulle emissioni industriali e i massicci investimenti nelle tecnologie pulite, mirano a invertire questa tendenza, rendendo il 2025 un punto di svolta. Questo traguardo non solo rafforzerà l'impegno della Cina verso gli Accordi di Parigi, ma avrà anche un impatto significativo sugli sforzi globali per contenere il riscaldamento climatico sotto gli 1,5 °C.
IA e ambiente
Per tanti analisti il 2025 segnerà l’accelerazione dell’uso dell’IA come strumento cruciale per affrontare le sfide ambientali. Secondo le previsioni di SAS Software, l'IA si sta specializzando e abbracciando la sostenibilità, indicando una crescente integrazione di queste tecnologie nell’affrontare la policrisi ambientale con applicazioni concrete. Come le previsioni dei rischi climatici che consentono di anticipare fenomeni estremi come uragani e incendi, riducendo gli impatti socioeconomici. Le smart grid e i digital twins ottimizzano la gestione delle fonti di energia rinnovabile e delle risorse idriche, migliorando efficienza e resilienza. Allo stesso tempo, la blockchain viene utilizzata per tracciare flussi di rifiuti e materie prime, promuovendo un'economia circolare.
Tuttavia, l'IA pone anche sfide ambientali: il suo sviluppo richiede un notevole consumo di energia e materie prime, contribuendo a emissioni significative.
COP16bis a Roma, la biodiversità invade l’Italia
Sebbene la presidenza della COP Biodiversità rimarrà in mano colombiana, guidata dall’abile ministra dell’ambiente Susana Mohamad, la conclusione dei lavori sulla finanza per la biodiversità nell’ambito del Global Biodiversity Framework si terrà a Roma dal 25 al 27 febbraio 2025. Una grande opportunità per l’Italia, per portare il tema al centro dell’attenzione mediatica di un paese che guarda alla biodiversità troppo distrattamente.
Le discussioni del negoziato dovranno affrontare temi chiave come la strategia di mobilitazione delle risorse, mirata a garantire 200 miliardi di dollari all'anno entro il 2030 (e almeno 20 al 2025) per iniziative a favore della biodiversità, e a ridurre gli incentivi dannosi di almeno 500 miliardi di dollari annui entro lo stesso termine. Ulteriori punti all'ordine del giorno includono la finalizzazione del Quadro di monitoraggio per misurare i progressi rispetto ai 23 obiettivi del KMGBF e l'adozione del Meccanismo di pianificazione, monitoraggio, rendicontazione e revisione (PMRR), fondamentale per l'esame dei progressi alla COP17.Per i settori del food e della cosmetica un’opportunità imperdibile per lanciare gli stati generali della biodiversità in Italia.
Reporting, si inizia a fare sul serio
Sebbene il reporting per la CSRD in Europa, e per un numero ristretto di aziende, inizierà dal 2026, il 2025 vedrà un’escalation di sforzi da parte di tutto il mondo per comunicare i propri impatti e le proprie emissioni. Assisteremo a un proliferare di nuove società di consulenza e misurazione della doppia materialità aziendale, anche in ambiti nuovi come la biodiversità. A essere interessate saranno anche tutte le imprese che operano nella catena del valore di aziende europee soggette alla direttiva, spesso chiamate a fornire dati sulla sostenibilità, rendendo cruciale prepararsi per mantenere collaborazioni strategiche e accedere a mercati sempre più attenti ai criteri ESG.
>> Ne abbiamo parlato a Ecomondo, leggi l'abstract
Inoltre, adottare standard elevati di trasparenza consente di migliorare la reputazione aziendale, attrarre investitori e accedere al capitale, poiché i criteri ambientali, sociali e di governance stanno influenzando sempre più le scelte finanziarie globali. Ma non pensate che ciò si fermerà al perimetro EU. Per le aziende non europee, l’adeguamento alla CSRD rappresenta un requisito per operare nel mercato UE, che richiede un impegno crescente verso pratiche sostenibili. Con la convergenza degli standard globali, come quelli dell’ISSB, la CSRD non è più solo una normativa europea, ma un parametro di riferimento per affrontare le sfide globali della sostenibilità e garantire una competitività duratura.
COP30, la resa dei conti sul clima
A novembre si terrà a Belém, Brasile, la trentesima conferenza delle parti (COP30) del negoziato ONU sui cambiamenti climatici. Rinominata “la COP dell’Amazzonia”, il summit farà il punto sugli impegni globali di tutti i 196 paesi membri e cercherà di movimentare ulteriori risorse finanziarie (dopo il debole risultato a COP29 di allocare 300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035 da movimentare per sostenere i paesi meno sviluppati). Entro febbraio 2025 tutti i paesi dovranno presentare i nuovi e più ambiziosi NDC, ovvero gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra. Se non saranno all’altezza, addio all’obiettivo di tenere le temperature medie globali entro gli 1,5°C.
Secondo il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, "la COP30 sarà la nostra ultima possibilità di evitare una rottura irreversibile del sistema climatico". Ai negoziati di Belem si parlerà non solo di transizione energetica ma anche di come deforestazione, finanza climatica, soluzioni basate sulla natura e tutela della biodiversità possono contribuire alla riduzione dei gas serra in atmosfera. Non sarà una COP facile: peserà l’assenza degli USA dal negoziato (se Trump manterrà le sue promesse), e c’è da aspettarsi opposizione da paesi come Arabia Saudita, Russia, ma anche India e Indonesia.
Riusciranno Cina, Brasile ed Europa a tenere in piedi l’ambizione dell’Accordo di Parigi?
Sale elettrico, largo alle batterie agli ioni di sodio
Le batterie a ioni di sodio, conosciute anche come batterie di sale, si confermeranno come valida alternativa alle tradizionali batterie a ioni di litio, grazie all'uso di sodio, un materiale abbondante, economico e facilmente reperibile. A differenza delle loro controparti al litio, queste batterie non richiedono l'impiego di materiali critici come cobalto e nichel, riducendo così i costi di produzione e l'impatto ambientale. Pur avendo una densità energetica inferiore, le batterie al sodio si distinguono per la loro stabilità termica e sicurezza, caratteristiche che le rendono ideali per applicazioni stazionarie, come lo stoccaggio di energia rinnovabile in impianti solari ed eolici, dove il peso non è un fattore determinante.
Sul fronte commerciale abbiamo però assistito anche a importanti stop all’industrializzazione di questa nuova tipologia di batterie, ben esemplificati dal fallimento della europea Northvolt, dovuto per di più a cattivo management. Saranno anche questa volta i cinesi a vincere la corsa dell’industrializzazione, con aziende come CATL che lanceranno i primi prodotti destinati al mercato, previsti per il 2025 e rivolti soprattutto a sistemi di accumulo e veicoli elettrici di fascia economica. Sebbene non siano destinate a sostituire le batterie al litio in dispositivi portatili o nei veicoli di fascia alta, rappresentano una soluzione cruciale per promuovere la sostenibilità energetica e abbattere i costi nel settore delle rinnovabili.