L’involucro dello snack, l’incarto della pasta, la bottiglia della bevanda… Se vi dicessero che alla fine di questa giornata avrete prodotto quasi mezzo chilo di rifiuti da imballaggio ci credereste?


Sembra impossibile che oggetti così leggeri arrivino a pesare tanto, eppure ogni abitante dell’Unione europea nel 2020 ha generato 177,9 chili di rifiuti soltanto con questi “scarti”. La carta rappresenta il 41,1% di questo peso, seguita dal 19,4% della plastica, dal 19,1% del vetro, dal legno per il 15,2% e dal metallo per il 5% (lo 0,2% restante sono altri materiali). Sempre nel 2020, rileva Eurostat, i chilogrammi di rifiuti pro capite prodotti nell’UE sono stati 505 – +5 chili rispetto al 2019 e +38 chili rispetto al 1995 – e solo il 48% è stato riciclato.
 

La Gerarchia dei rifiuti contro lo spreco

Ancora troppo “spreco” (è questa la traduzione letterale della parola inglese “waste”) e ancora tanta strada da fare per affrontare un’emergenza planetaria: l’accelerazione incontrollata impressa dall’economia lineare allo sfruttamento di risorse naturali. Secondo il Circularity Gap Report 2023, negli ultimi sei anni abbiamo estratto e utilizzato più materiali rispetto all'intero XX secolo e solo il 7,2% di questi materiali viene rimesso in circolo.

Ecco perché, contestualmente a un rapido abbandono delle fonti energetiche di origine fossile, è necessario ripensare il modo in cui produciamo e mettiamo in circolo i beni di consumo, imballaggi inclusi. Questi ultimi infatti, rappresentano in media il 36% dei rifiuti urbani e in Europa il 40% della plastica e il 50% della carta provenienti da materia prima si usano proprio per realizzare imballaggi.

A stabilire le priorità d’azione su questo fronte è la Direttiva quadro sui rifiuti del 2008, che ha introdotto la cosiddetta “Gerarchia europea dei rifiuti”: in questa piramide rovesciata, la parte più ampia in alto, quella a cui dare priorità, è la prevenzione. Tutto ciò che ci fa ridurre la produzione di rifiuti e allunga la vita dei beni in circolazione deve avere una corsia preferenziale. Qui la parola d’ordine è “ecodesign” per rimpiazzare, ripensare e ridurre, e poi via con le altre “R”: riparazione, ricostruzione (in inglese remanufactoring), riutilizzo. Solo dopo arriva il riciclo, che riguarda oggetti già diventati rifiuto e trasformati in materia prima seconda. In coda alla classifica, dunque da limitare al massimo, si piazzano il recupero energetico (a valle dell’incenerimento) e il conferimento in discarica.

Il Regolamento della discordia

Allungare la vita dei prodotti è dunque un impegno prioritario, ma finora i risultati in termini di prevenzione della produzione dei rifiuti sono deludenti, come dimostrano i dati sull’aumento del quantitativo annuale di rifiuti pro capite. Nel 2018, la Direttiva europea sugli imballaggi auspicava un incremento di quelli riutilizzabili ma senza imporre obblighi. Circa un anno fa, invece, a novembre del 2022, è arrivata dalla Commissione europea su richiesta dell’Europarlamento una proposta di Regolamento volta a trasformare questo auspicio in obiettivo concreto e misurabile: si tratta della “famigerata” proposta di PPWR, Packaging and Packaging Waste Regulation, che oltre a fissare target per il riutilizzo si propone di promuovere il riciclo di alta qualità ed eliminare gradualmente le sostanze pericolose contenute negli imballaggi.

La proposta di Regolamento è stata accolta da reazioni contrastanti e alcuni governi europei, tra cui quello italiano, non hanno risparmiato le critiche. Il timore, che anche le due Camere hanno espresso nei pareri votati nel corso di quest’anno, è che l’introduzione di sistemi di riutilizzo degli imballaggi possa danneggiare le performance del riciclo. La richiesta rivolta alle Commissione europea, proprio mentre a Bruxelles proseguono le trattative, è che “si escludano dagli obblighi relativi al riutilizzo degli imballaggi, all’istituzione di sistemi di riutilizzo e di deposito cauzionale quegli Stati membri che riciclano elevate quantità di rifiuti da imballaggio”.

L’esito di questo braccio di ferro è atteso per la fine di ottobre, con il voto prima in commissione ENVI e poi in plenaria al Parlamento europeo. Ecomondo è la prima occasione pubblica di confronto per approfondire la portata e le conseguenze della scelta europea sul Regolamento Imballaggi e il dibattito sarà arricchito dai contenuti del Quaderno tematico presentato in anteprima da EcomoniaCircolare.com

 

Un articolo di Economiacircolare.com