L’economia circolare, spesso associata a grandi strategie industriali o a politiche globali, può prendere forma anche in dimensioni di scala molto più ridotta, locale e iperlocale, fino a raggiungere i contesti domestici. Lo dimostra Foodres.AI Printer, una stampante 3D sviluppata da un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, che trasforma gli scarti alimentari in oggetti di uso quotidiano.
Questo innovativo strumento, assistito dall’intelligenza artificiale, elabora materiali come gusci d’uovo, fondi di caffè o bucce di frutta per farne una pasta bioplastica pronta per essere modellata. In pratica in pochi minuti, e tra le mura di casa, i rifiuti organici possono diventare sottobicchieri, tazze o piccoli accessori di arredo. <<In questo modo si va oltre il semplice riciclo, perché si coinvolgono le persone in pratiche ecologiche quotidiane, trasformando l’atto del riuso in un gesto creativo>>, spiegano i ricercatori del MIT Yiqing Wang e Biru Cao.
![]()
Lo spreco alimentare nel mondo
Il progetto rientra nell’iniziativa Foodres.AI, che utilizza l’intelligenza artificiale per ridurre lo spreco alimentare in tempo reale e migliorare la distribuzione delle eccedenze. Attraverso il riconoscimento visivo e l’elaborazione di dati da telecamere e app mobili, il sistema abbina automaticamente le eccedenze di cibo, rimasto invenduto oppure non consumato, ai banchi alimentari attivi nelle vicinanze, ottimizzando logistica e tempi di consegna, ed evitando che vadano a finire nella spazzatura o nei bidoni del compost.
Un modello che nasce da un’emergenza globale: i ricercatori hanno visto che solo in un supermercato di Cambridge, vicino al MIT, ogni giorno vengono gettati via circa 860 chilogrammi di cibo, una quantità sufficiente per nutrire più di trecento persone. Nel complesso negli Stati Uniti 35 milioni di cittadini, tra cui 10 milioni di bambini, vivono in condizioni di insicurezza alimentare. A livello globale un terzo della produzione alimentare finisce in discarica, secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Waste Watcher International in occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza delle Perdite e degli Sprechi Alimentari, istituita dalle Nazioni Unite, che si celebra ogni 29 settembre. Ciò significa che annualmente vengono sprecati 1,5 miliardi di tonnellate di cibo, con un impatto diretto anche sull’ambiente: lo spreco alimentare è infatti responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, cinque volte quelle generate dal trasporto aereo.
- Ti potrebbe interessare anche: Presgo, l’AI al servizio del reporting ESG
Come funziona Foodres.AI Printer
Nell’ottica che ogni cittadino debba fare la sua parte, la Foodres.AI Printer è stata concepita come elettrodomestico creativo, progettato per essere intuitivo e alla portata di tutti, anche se bisognerà poi eventualmente valutare in futuro quali possano essere realisticamente i costi e il prezzo d’acquisto di un prodotto di questo tipo.
Come funziona?
L’utente può fotografare i propri scarti alimentari con lo smartphone: un’apposita app, grazie a un sistema di riconoscimento visivo basato sull’intelligenza artificiale, identifica i diversi materiali e suggerisce una serie di prodotti che si possono realizzare con la stampa 3D. Da lì in poi bastano pochi passaggi: si sceglie l’oggetto da realizzare, si selezionano la forma e il colore e si lascia che la macchina faccia il resto.La stampante miscela automaticamente gli scarti con additivi naturali per ottenere una pasta bioplastica biodegradabile, che viene poi estrusa e modellata da un sistema tridimensionale riscaldato. Al termine del processo, senza il bisogno di alcuna interazione o conoscenza tecnica da parte dell’utente, l’oggetto finito può essere recuperato da uno sportello laterale.
- Ti potrebbe interessare anche: Le 10 tecnologie più innovative secondo Ecomondo
La nuova frontiera dei materiali stampati in 3D
La Foodres.AI Printer, che ha ricevuto diversi riconoscimenti (2025 iF Design Award e 2025 Platinum A' Design Award in Social Design), si inserisce in una tendenza più ampia che sta ridefinendo i confini della stampa 3D. Dopo l’era dei polimeri e dei metalli, oggi la ricerca guarda a materiali organici, aprendo la strada a un processo di cosiddetto “additive manufacturing ” più sostenibile.
Laboratori e start-up di tutto il mondo stanno sperimentando biopolimeri a base di alghe, amido, cellulosa o collagene, materiali che non solo riducono l’impatto ambientale, ma consentono anche la produzione di oggetti completamente compostabili. Uno dei settori principali è quello del biomedicale, in cui la stampa 3D di tessuti e biomateriali apre prospettive rivoluzionarie per la medicina rigenerativa.
La stampante ideata dal MIT rappresenta un significativo passo in più all’interno di questo contesto. <<Al di là dell’innovazione prettamente tecnica - conclude Biru Cao - la stampante FOODres.AI affronta il più ampio tema dell’impatto ambientale degli sprechi alimentari. Rendendo il comportamento sostenibile interattivo, creativo e gratificante, il prodotto contribuisce a creare una cultura di eco-consapevolezza guidata dalla comunità>>.
Articolo scritto da Maria Carla Rota
Questo blog è un progetto editoriale sviluppato da Ecomondo con Materia Rinnovabile
Credits:
Foto di Lenka Dzurendova su Unsplash
PUBBLICAZIONE
04/12/2025