Nello scenario della transizione verde globale l’Africa, che conta circa 1,5 miliardi di abitanti, dunque più della Cina, è una delle frontiere più dinamiche e allo stesso tempo sottovalutate: un serbatoio di risorse naturali, opportunità imprenditoriali e capitale umano in crescita (nel 2050 una persona su 4 nel mondo sarà africana). Un continente, che si avvia a fare un salto di scala per guidare l’economia sostenibile del futuro, a condizione che la comunità internazionale scelga di investirvi seriamente.
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Un continente dalle grandi risorse
Storicamente l’Africa ha contribuito solo al 3% delle emissioni di CO2, ma attualmente ne sta subendo gli impatti più elevati (eccesso di mortalità al 2050 pari al 50% di quello globale). Oggi produce 2,2 tonnellate di gas serra pro capite, 3 volte meno rispetto alla media globale e 8 volte meno rispetto agli Stati Uniti, possiede il 25% della biodiversità mondiale, il 65% delle terre arabili non ancora coltivate del pianeta, il 35% dei minerali critici.
Anche a livello energetico le cifre sono decisamente importanti. Secondo le previsioni, le rinnovabili cresceranno del 25% entro il 2030. Il solare vale 10 TW, pari al 60% del potenziale globale, con le importazioni di pannelli in aumento vertiginoso. A questo si aggiungono 110 GW di eolico, 350 GW di idroelettrico e 15 GW di geotermia. Nonostante questo grande potenziale, però, l’Africa affronta attualmente una delle più grandi sfide energetiche al mondo: 600 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità, pari all’83% del deficit energetico globale, secondo le stime dell’African Development Bank (AfDB).
Protagonista della transizione globale
<<Il continente sta avviando una serie di progetti non solo per difendersi dagli impatti climatici, ma anche per ricoprire un ruolo da protagonista nella transizione globale>>, come è stato messo in luce da Davinah Milenge Uwella, Responsabile Climate Change and Green Growth Department dell'African Development Bank, in occasione della 14ª edizione degli Stati Generali della Green Economy, che si è tenuta a Ecomondo 2025.
Innanzitutto, AfDB e World Bank hanno lanciato Mission 300, con l’obiettivo di portare energia a 300 milioni di persone entro il 2030, attraverso l’implementazione di mini-reti e soluzioni solari off-grid per raggiungere le comunità più remote. Il fabbisogno finanziario è pari a oltre 236 miliardi di dollari, ma le prime risposte non mancano: all’Africa Energy Summit a Dar es Salaam nel gennaio 2025 sono stati annunciati 55 miliardi, mentre è in fase di istituzione il Project Zafiri, un fondo da un miliardo di dollari, destinato a diventare il più grande strumento di patient capital in Africa a supporto dei sotto-settori dell’energia rinnovabile decentralizzata.
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Green jobs, giovani, innovazione
L’Africa è il continente con l’età media più bassa e la più alta percentuale di giovani al mondo e la sua transizione verde passerà inevitabilmente dal coinvolgimento delle nuove generazioni. Il programma YouthADAPT è quindi nato per sostenere gli imprenditori del futuro: finora ha finanziato 41 imprese in 20 Paesi, creando 11.000 posti di lavoro, il 61% dei quali per le donne, e mobilitando 7 milioni di dollari. La prossima fase punta a traguardi molto più ambiziosi: 100 imprese supportate, 21 milioni di dollari stanziati, 40.000 nuovi posti di lavoro, metà dei quali destinati a donne, un milione di giovani formati, grazie alla Sustainability Academy. Nel complesso, un investimento in capitale umano che ha un potenziale trasformativo per l’intero continente.
Economia circolare
L’African Development Bank sta promuovendo un approccio alla circular economy guidato dai singoli Paesi, con iniziative che spaziano dalla redazione di roadmap nazionali alla creazione dell’Africa Circular Economy Facility, un fondo dedicato al supporto a PMI e politiche pubbliche. Un vero motore economico, se sostenuto da investimenti adeguati: si calcola che in Africa i modelli circolari potrebbero ridurre la perdita e lo spreco alimentare del 50% entro il 2050, mentre il mercato del riciclo tessile crescerà fino a 12,8 miliardi di dollari entro il 2031. Il valore delle materie prime recuperabili dai rifiuti elettronici è pari a 3,2 miliardi di dollari, quello degli imballaggi in plastica, che attualmente vanno persi, ammonta a circa 4-6 miliardi di dollari all'anno.
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Soluzioni nature-based
Le nature-based solutions rappresentano una delle aree di maggiore opportunità per l’Africa, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico. Per esempio, il Bacino del Congo svolge un ruolo fondamentale nel contrasto al cambiamento climatico, grazie alla sua capacità di assorbire CO2, quasi 1,5 miliardi di tonnellate all’anno, e il valore complessivo dei benefici offerti da questo ecosistema è cresciuto da 590 miliardi di dollari nel 2000 a 1.150 miliardi nel 2020. Opportunità strategiche di crescita sono rappresentate da ecoturismo, monitoraggio delle foreste, lavorazioni a valore aggiunto e mercati del carbonio, mentre le sfide riguardano la limitata partecipazione degli enti locali e la scarsità ed imprevedibilità dei finanziamenti per il clima.
Nel Sahel il progetto della Great Green Wall Iniziative sta contribuendo a contrastare desertificazione, degrado del suolo e climate change. Con 6,5 miliardi di dollari già impegnati e oltre 100 progetti avviati, l’obiettivo entro il 2030 è rigenerare 100 milioni di ettari di terre degradate, sequestrare 250 milioni di tonnellate di CO₂ e creare 10 milioni di posti di lavoro green.
Progetti di adattamento
Le iniziative sostenute dall’African Development Bank mostrano come l’Africa stia già costruendo soluzioni di adattamento avanzate. In Etiopia, il progetto Borana Resilient Water Development sta garantendo accesso continuo all’acqua a 24.800 persone e 83.000 capi di bestiame, grazie a infrastrutture alimentate da pozzi intelligenti, interventi nature-based e sistemi digitali di allerta per siccità e alluvioni. Un impatto significativo anche in termini sociali: almeno il 50% dei beneficiari sono donne e le nuove strutture WASH (Water, Sanitation, Hygiene) aumentano la frequenza scolastica delle ragazze. In Gambia, l’espansione del Porto di Banjul rappresenta un modello di infrastruttura costiera resiliente, in partenariato pubblico-privato, con sistemi digitali di monitoraggio dei rischi e foreste di mangrovie come barriera naturale contro le tempeste.
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Finanza e investimenti
Nonostante i progressi, il divario resta enorme. L’Africa riceve 43,7 miliardi di dollari all’anno (2021/2022) in finanza climatica, ma ne servirebbero 2.6–2.8 trilioni entro il 2030 solo per attuare gli NDC. Serve quindi una mobilitazione internazionale per sfruttare tutto il potenziale offerto da questo continente. Per esempio, il Benban Solar Park in Egitto, uno dei maggiori impianti fotovoltaici al mondo, o il Kigali Innovation City in Rwanda, città intelligente e green, mostrano cosa sia possibile fare quando capitali pubblici e privati lavorano insieme. Come ha sottolineato Davinah Milenge Uwella, <<l’Africa è pronta a guidare la prossima economia climatica, ma ha bisogno di visione di lungo periodo e partner strategici, pronti a collaborare con le istituzioni panafricane e sostenere giovani e PMI>>.
Articolo scritto da Maria Carla Rota
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PUBBLICAZIONE
17/12/2025