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Ghiacciai, sentinelle del clima: un Manifesto europeo per conservarli e salvare il nostro futuro

Ghiacciai, sentinelle del clima: un Manifesto europeo per conservarli e salvare il nostro futuro

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), in collaborazione con l’UNESCO, ha proclamato il 2025 Anno Internazionale per la Preservazione dei Ghiacciai. Un’occasione importante, nata dalla consapevolezza che i ghiacciai non sono soltanto formazioni naturali di straordinaria bellezza, ma sistemi vitali per l’equilibrio climatico, idrico ed ecologico del nostro pianeta. Con questa iniziativa si punta a rafforzare la consapevolezza pubblica, stimolare l’azione politica e mobilitare risorse per proteggere questi ecosistemi, oggi più fragili che mai.

I ghiacciai sono le sentinelle del clima: la loro fusione sempre più rapida è un segnale inequivocabile dei cambiamenti climatici in atto. Non parlano, ma ci avvertono, e ormai lo fanno quasi gridando, che l’azione per il clima va accelerata e rafforzata. La loro fusione lascia infatti cicatrici profonde sulla superficie della Terra, cambia l’assetto del territorio, ridefinisce l’accesso alle risorse, influenza interi settori economici.



Una sfida una sfida globale e sistemica
Affrontare la scomparsa dei ghiacciai non è una questione locale o stagionale: è una sfida globale e sistemica. Per sapere come intervenire, bisogna partire da una consapevolezza fondamentale: il mondo in cui viviamo è profondamente interconnesso, e conservare i ghiacciai significa, in ultima analisi, conservare il clima com’è stato finora. Per farlo, è necessario agire su due fronti: da un lato, ridurre le emissioni e contenere l’aumento delle temperature; dall’altro, sviluppare soluzioni concrete di adattamento locale, capaci di rispondere con efficacia alle trasformazioni già in atto.

Secondo gli scenari climatici delineati dall’IPCC nel Rapporto su oceani e criosfera, la copertura nevosa, i ghiacciai e il permafrost continueranno a ridursi nel XXI secolo in quasi tutte le regioni del mondo. Nelle zone a bassa quota, dove i ghiacciai sono più piccoli – come le Alpi europee – si prevede una loro quasi totale scomparsa entro il 2100. A farne le spese saranno le comunità che da quei ghiacciai dipendono: quelle che vivono di turismo invernale, quelle che usano l’acqua dei fiumi glaciali per irrigare i campi o produrre energia, quelle che si trovano lungo confini politici dove l’accesso all’acqua potrebbe diventare motivo di tensione e conflitto.


 



Manifesto Europeo per una Governance dei Ghiacciai e delle Risorse Connesse
Per reagire a questa situazione, in occasione dell’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai, CAI, Comitato Glaciologico Italiano, CIPRA Italia e altri ancori, insieme a un network di oltre sessanta firmatari tra ONG, enti di ricerca e realtà territoriali, hanno lanciato il Manifesto Europeo per una Governance dei Ghiacciai e delle Risorse Connesse, un documento condiviso che invita a promuovere azioni coordinate per garantire un futuro ai ghiacciai e alle comunità che ne dipendono. Il manifesto riconosce come fondamentali la riduzione delle emissioni di gas serra e l’adattamento ai cambiamenti climatici, ma va oltre, ponendo interrogativi cruciali su come cambierà l’idrologia dei sistemi montani, su quale sarà la disponibilità d’acqua nelle aree a valle, su come i cambiamenti della criosfera influenzeranno la frequenza e l’intensità di eventi estremi, su quali azioni e politiche saranno necessarie per rispondere a queste sfide, sia nell’immediato che in una prospettiva a lungo termine. In pratica un manifesto al cui centro risiede il futuro della montagna e dei suoi abitanti.

Un luogo da preservare, ma anche da pianificare
A questi interrogativi ci ha dato una risposta Vanda Bonardo, presidente di CIPRA Italia e promotrice del Manifesto, sottolineando la necessità di rivedere in modo radicale la pianificazione di nuove infrastrutture e di migliorare la gestione delle risorse, la capacità dei territori montani di trattenere l’acqua attraverso una corretta gestione del bosco, delle falde freatiche e dell’uso del suolo, contrastando un’antropizzazione crescente che rischia di compromettere la resilienza già fragile delle zone alpine e prealpine. Secondo Bonardo <<con i cambiamenti climatici la montagna diventerà sempre più attrattiva, ma senza un approccio attento e integrato si rischia di favorire processi di infrastrutturazione che aggraveranno gli equilibri ecologici. È quindi necessario ripensare la montagna non solo come un luogo da preservare, ma anche da pianificare in modo strategico, con una gestione sostenibile di risorse fondamentali come acqua, aria, biodiversità e degli spazi peri- e pro-glaciali, cioè quei territori che i ghiacciai stanno progressivamente abbandonando e che risultano oggi instabili e vulnerabili. Una gestione attenta del territorio è fondamentale, prima di tutto, per prevenire i rischi legati all’intensificarsi degli eventi estremi, ma anche quelli derivanti dalla fusione dei ghiacciai e del permafrost, che rendono i versanti montani ancora più instabili e fragili.>>


Il ruolo della politica e della cooperazione internazionale
E se la gestione dei territori è spesso affidata alla politica, è proprio la politica ad aver mostrato, purtroppo, la sua assenza durante questo Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai — nonostante sia ormai evidente che il cambiamento climatico non conosce confini e rappresenta una sfida globale. A preoccupare è anche la crescente disattenzione verso gli accordi internazionali sul clima, aggravata dal superamento della soglia critica di +1,5°C e da segnali politici come il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. Di fronte a questi scenari, diventa essenziale rafforzare ancora di più gli impegni multilaterali e i meccanismi di cooperazione internazionale per affrontare la crisi climatica - e quindi la fusione dei ghiacciai - in modo efficace e condiviso.

Serve una nuova politica per la montagna
<<Bisogna prima di tutto decarbonizzare l’economia - prosegue Bonardo – e bisogna ripensare una gestione che parta dai territori. In Italia sarebbe fondamentale riorganizzare le istituzioni e ridare forma alle comunità montane, oggi quasi scomparse, perché un Comune da solo non ha le risorse né le competenze per gestire territori tanto complessi. È da qui che dovrebbe partire una nuova politica per la montagna, capace di pensare a una pianificazione seria, fornire strumenti di adattamento, ridurre i rischi per abitazioni, imprese e attività turistiche. Solo così si potranno sviluppare percorsi efficaci di ricerca e monitoraggio, oggi sempre più necessari. Monitorare costantemente l’evoluzione della criosfera deve diventare una priorità, non solo per la comunità scientifica, ma anche per chi amministra i territori, per poter pianificare azioni adeguate e rispondere in modo efficace a rischi che, da qui in avanti, saranno sempre più grandi.>>

 



Articolo scritto da Valeria Pagani

Questo blog è un progetto editoriale sviluppato da Ecomondo con Materia Rinnovabile

 

Credits:

 

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21/08/2025

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