Il mondo delle costruzioni si prepara a una fine d’autunno intensa sul fronte delle novità normative e operative che discendono dalla Direttiva europea EPBD IV, in vigore dal 28 maggio 2024 (in Italia definita “Case Green”). Alcune trasformazioni sono già in atto e stanno plasmando i processi di settore: fra queste, spicca lo stop scattato dal primo gennaio scorso agli incentivi finanziati per l’installazione di caldaie uniche a combustibili fossili. Altre novità in arrivo sono connesse alla scadenza di fine anno per la presentazione dei Piani Nazionali di Ristrutturazione Edilizia, un obbligo che coinvolge tutti i Paesi comunitari e che rappresenta uno step ineluttabile, nonostante la poca popolarità in Italia delle disposizioni approvate dall’Europa.
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La direttive Ue e le scadenze imminenti
Il Piano Nazionale di Ristrutturazione (PNR) è lo strumento di strategia che ogni Stato membro dovrà presentare alla Commissione Europea entro il 31 dicembre 2025 (e successivamente ogni 5 anni) per delineare il percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo di patrimonio edilizio a emissioni zero entro il 2050. Il documento deve includere la mappatura del parco immobiliare nazionale – tipologie, età, classi energetiche e stato di efficienza – e una tabella di marcia con obiettivi misurabili al 2030, 2040 e 2050 su ristrutturazioni, consumi e riduzione delle emissioni. Dovrà, inoltre, indicare politiche e incentivi attivi e futuri, fonti di finanziamento, soglie minime di prestazione per gli edifici non residenziali e la traiettoria per la ristrutturazione profonda del patrimonio abitativo, con tappe intermedie al 2030 e 2035. Congiuntamente alle azioni messe in campo, è prevista anche una valutazione dei benefici attesi, dal risparmio energetico al miglioramento del comfort e alla riduzione della povertà energetica.
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L’obiettivo dell’efficienza energetica
Finora il governo italiano, con il supporto di Enea (punto di contatto nazionale per il recepimento della Direttiva), ha avviato la revisione del Decreto 26 giugno 2015 sui requisiti minimi di prestazione energetica, il censimento del parco immobiliare e la costruzione degli strumenti di supporto tecnico al futuro Piano. Con il decreto del 7 agosto 2025 è stato istituito il Conto Termico 3.0, incentivo per l’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili su piccola scala. Entrerà in vigore il 25 dicembre 2025 con un plafond annuo di 900 milioni di euro (400 alla PA e 500 ai privati) e contributi fino al 65% delle spese, che salgono al 100% per interventi in piccoli comuni o su edifici pubblici strategici. Sono ammesse opere di isolamento, fotovoltaico, sistemi di accumulo e sostituzione di impianti con tecnologie rinnovabili, escludendo le caldaie a condensazione non integrate in sistemi ibridi. Restano in sospeso il recepimento formale nella Legge di Delegazione Europea (da completare entro maggio 2026) e la versione definitiva del Piano, elementi che alimentano l’attesa del settore.
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Stop alle caldaie a combustibili fossili: sono RAEE
Tra i passaggi concreti e già attuati della direttiva c’è lo stop agli incentivi per le caldaie alimentate a combustibili fossili. Dal 1° gennaio 2025, la Legge di Bilancio 2025 ha vietato le detrazioni fiscali per gli impianti alimentati esclusivamente a gas o ad altri combustibili fossili, recependo l’articolo 17 della Direttiva (UE) 2024/1275. In parallelo, il recente aggiornamento del Decreto Ministeriale 26 giugno 2015 “Requisiti Minimi” ha introdotto standard più severi per l’adozione di tecnologie a basso impatto come pompe di calore e sistemi ibridi alimentati da fonti rinnovabili. Entro il 2040 sarà inoltre vietata la produzione e la vendita di caldaie esclusivamente a combustibili fossili. La gestione delle vecchie caldaie, a distanza di alcuni mesi dalla esecutività della norma, è un punto di attualità del dibattito ed è stato in più occasioni chiarito che dovranno essere trattate come RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e sottoposte a procedure di raccolta e riciclo per ridurre gli impatti ambientali e recuperare materiali preziosi. L’Accordo di Programma RAEE 2025-2027, firmato da ANCI, consorzi e Centro di Coordinamento RAEE, punta a rafforzare la filiera con un target nazionale di circa 7 kg di raccolta pro capite e un sistema di controlli più efficace.
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La sfida degli inerti e il principio “end of waste”
La Direttiva europea EPBD IV, che orienta l’edilizia verso l’obiettivo di neutralità climatica al 2050, non riguarda solo l’efficienza energetica, ma anche la gestione sostenibile delle risorse materiali. In questa prospettiva si inseriscono le nuove disposizioni italiane sulla gestione degli inerti, entrate in vigore il 26 settembre 2025, che disciplinano la loro trasformazione da rifiuti a risorsa secondaria secondo il principio “End of Waste”. Il Decreto Ministeriale n. 127/2024 stabilisce criteri più stringenti di qualità, tracciabilità e conferimento, promuovendo il riciclo e il riutilizzo degli aggregati provenienti da demolizioni e scavi. Le imprese devono ora certificare la conformità dei materiali, rispettare modalità di conferimento dedicate e sottoporsi a controlli più rigorosi per evitare abusi.
Questo quadro normativo rafforza la coerenza tra le politiche nazionali e la strategia europea, che richiede una riduzione complessiva dell’impatto ambientale lungo l’intero ciclo di vita dell’edificio secondo l’approccio Life Cycle Assessment (LCA). Per il settore edilizio, ciò comporta un adeguamento dei flussi operativi e amministrativi: cantieri, centri di recupero e punti vendita dovranno cooperare per garantire qualità e tracciabilità dei materiali. L’obiettivo è ridurre l’uso di materie prime vergini e l’impatto ambientale delle attività di costruzione e demolizione, rendendo la filiera più trasparente, circolare e coerente con gli standard europei.
Articolo scritto da Maria Chiara Voci
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Credits:
Foto di Pixabay
PUBBLICAZIONE
19/11/2025