Il trasporto marittimo è uno dei fattori che maggiormente influenzano la salute dei mari nell’Unione Europea. Nel percorso di transizione verso la sostenibilità di questo settore sono stati compiuti importanti progressi, come la riduzione delle emissioni di zolfo, la diminuzione dei livelli di rifiuti marini, generati anche dalle attività di pesca, l’aumento delle segnalazioni delle consegne di rifiuti da parte delle navi e la diminuzione del numero di specie esotiche invasive negli ecosistemi marini.
Tuttavia, come emerge dalla seconda edizione dell’European Maritime Transport Environmental Report (EMTER), pubblicata dall'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA) in collaborazione con l’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima (EMSA), le sfide da affrontare restano complesse e urgenti ed è essenziale un impegno costante per mantenere questo slancio: il mare, risorsa vitale per l’economia e per l’ambiente, ha bisogno di una gestione più responsabile e l’Unione Europea ha il compito, e l’opportunità, di guidare questo cambiamento a livello globale.
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Le conseguenze sull’atmosfera
In Ue il settore marittimo rappresenta il 14,2% delle emissioni di CO2 derivanti dai trasporti, meno del settore stradale e quasi pari a quello dell’aviazione: le emissioni sono aumentate ogni anno dal 2015 (ad eccezione del 2020), raggiungendo 137,5 milioni di tonnellate nel 2022, l’8,5% in più rispetto al 2021.
Le emissioni di metano (CH4) prodotte dal trasporto marittimo, almeno raddoppiate tra il 2018 e il 2023, costituiscono invece il 26% delle emissioni totali di questo tipo per quanto riguarda i trasporti.
Una nota positiva arriva dalle emissioni di ossido di zolfo (SOx), che sono diminuite del 70% dal 2014, principalmente grazie all’implementazione delle aree di controllo (SECA) nell’Europa settentrionale, mentre le emissioni di ossidi di azoto (NOx), che contribuiscono all’inquinamento atmosferico e all’eutrofizzazione, sono aumentate significativamente nel periodo 2015-2023, con una media del 10% in tutta l’Ue.
Gli effetti sulla biodiversità
Il trasporto marittimo contribuisce all'inquinamento delle acque attraverso l’emissione di sostanze pericolose, come le fuoriuscite di petrolio, ma anche le acque grigie, aumentate del 40% dal 2014 al 2023, soprattutto a causa delle navi da crociera, i rifiuti dei sistemi di depurazione dei gas di scarico (ECGS) e le acque di sentina, una miscela di infiltrazioni d'acqua, oli e altri liquidi che si accumulano nella parte più bassa dello scafo.
Fondamentale è anche la corretta gestione delle acque di zavorra, che le navi pompano a bordo per mantenere la stabilità e l’assetto durante il viaggio, specialmente quando non sono a pieno carico, per poi scaricarle nel porto di destinazione, spesso insieme a organismi acquatici che possono diventare specie aliene invasive, minacciando la biodiversità marina.
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A questo proposito, secondo il report, il numero di NIS (specie non indigene) introdotte nelle acque europee da parte del trasporto marittimo continua ad aumentare, mentre l’introduzione di IAS (specie aliene invasive) ha raggiunto il picco tra il 2000 e il 2005 e da allora è andata diminuendo.
Grazie alla convenzione internazionale per la gestione delle acque di zavorra, in vigore dal 2017, nel 2023 il 31% delle navi era in possesso di un certificato internazionale per gestirle, mentre il 23% disponeva di sistemi conformi.
Il trasporto marittimo incide sulla biodiversità anche attraverso altre attività quali l’espansione dei porti, il dragaggio e l’ancoraggio, che interessano il 27% dei fondali marini vicini alle coste europee e causano perturbazioni fisiche o perdita di habitat. Si è riscontrato anche un notevole aumento dei rischi di collisione delle navi con la fauna marina, soprattutto balene e tartarughe, all’interno delle aree protette Natura 2000.
Consegna e raccolta dei rifiuti
Per quanto riguarda il conferimento dei rifiuti delle navi nei porti dell'UE, il 2023 è stato il primo anno in cui è avvenuta la segnalazione dei dati, ai sensi della direttiva europea 883/2019, che ha fornito informazioni sui volumi e sui tipi di scarti, in maggioranza rifiuti oleosi e spazzatura, seguiti dalle acque reflue. Rotterdam, Anversa e Copenaghen hanno gestito i volumi più elevati, evidenziando il ruolo che i porti svolgono all’interno di un processo di economia circolare.
A livello quantitativo la pesca e il trasporto marittimo contribuiscono rispettivamente all’11,2% e all’1,8% dei rifiuti marini, con una diminuzione del 50% nell'ultimo decennio. Tuttavia, permangono sfide nella lotta all’inquinamento da plastica, tra cui il rilascio di pellet di questo materiale da container dispersi.
Sostenere la transizione sostenibile
Per accelerare la transizione del trasporto marittimo verso la sostenibilità, l’UE ha introdotto diverse normative nell’ambito del Green Deal. Tra queste, il pacchetto Fit for 55, che ha esteso a questo settore il sistema di scambio delle quote di emissione di gas a effetto serra (EU ETS). Le compagnie di navigazione restituiranno quote per una parte delle loro emissioni secondo questa tempistica: il 40% di quelle verificatesi nel 2024, il 70% nel 2025 e il 100% nel 2026.
Inoltre, il regolamento FuelEU Maritime stabilisce che l’intensità media annua dei gas a effetto serra dell’energia usata a bordo delle navi dovrà essere ridotta, rispetto al valore di riferimento del 2020, di almeno il 2% entro il 2025, del 6% entro il 2030 e, poi, su base quinquennale, fino all’80% entro il 2050.
In questo contesto il consumo di combustibili fossili deve essere limitato, mentre bisogna promuovere l’uso dell’energia rinnovabile, orientando l’innovazione nel campo dei biocarburanti avanzati e dei carburanti rinnovabili di origine non biologica.
Articolo scritto da Emanuele Bompan e Maria Carla Rota
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PUBBLICAZIONE
09/06/2025