<<Il settore dell’igiene urbana in Italia presenta luci e ombre, con forti differenze tra Nord, Centro e Sud, che influenzano sia la qualità del servizio sia l’efficienza economica, come sottolineano bene i dati del Green Book 2025 di Utilitalia>>.
A tracciare questo bilancio, in vista della prossima edizione di Ecomondo, che si terrà dal 4 al 7 novembre 2025 a Rimini Fiera, è Michele Falcone, Direttore Generale di Gruppo CAP, società che gestisce il Servizio Idrico Integrato della Città metropolitana di Milano ed è attiva anche nel settore del trattamento dei rifiuti, della bioenergia, dell’energia green e dell’economia circolare, grazie a un sistema di partecipazioni, reti di impresa e joint venture. Una realtà che sta completando una trasformazione profonda, che la proietta tra le protagoniste della transizione ecologica, capace di integrare acqua, energia e rifiuti in un unico modello di utility sostenibile e circolare.
Direttore Falcone, come valuta la situazione italiana dal punto di vista della circolarità?
<<Il nostro Paese si distingue per un tasso di circolarità delle risorse del 21%, il più alto nell’UE, che ha una media del 12%, segno di un sistema industriale che riesce a trasformare i rifiuti in nuove risorse. Se la raccolta differenziata ha raggiunto il 67%, però, solo il 51% dei rifiuti viene effettivamente riciclato: ciò dimostra che quantità e qualità della raccolta non sempre coincidono e questo è strettamente legato alla forte disomogeneità impiantistica. Il Nord ospita quasi tutti i siti di trattamento e termovalorizzazione, con il 73% dei rifiuti termovalorizzati localizzato in questa macroarea, mentre il Sud resta dipendente da pochi siti, con costi più alti. La TARI, infatti, al Sud è stimata a 377 euro per abitante, mentre al Nord è di 290 euro il che dimostra come la strada della circolarità sia un percorso necessario sia per l’ambiente sia per il mercato.
Inoltre, il tema della circolarità è stato recentemente trattato nel settore idrico, mondo in cui Gruppo CAP nasce, con la Water resilience strategy, che evidenzia la necessità di creare un mercato europeo green: questo può da un lato spingere gli operatori verso l’estrazione di raw materials dai processi produttivi, il potenziamento del riuso e la produzione di energia, e dall’altro valorizzare tali beni per renderli attrattivi sul mercato. I due servizi a rete presentano numerose similitudini>>.
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In questo panorama la Lombardia è l’unica regione italiana a non avere un Ambito Territoriale Ottimale (ATO) per la gestione dei rifiuti: che cosa comporta?
<<Questa assenza si traduce, per la raccolta, in una governance frammentata, affidata ai comuni che spesso gestiscono il servizio in maniera disaggregata e con condizioni di servizio disomogenee. Ne deriva un sistema operativo poco coordinato, con differenze significative nella qualità, nei costi e nella copertura del servizio, e una minore capacità di pianificazione strategica e di investimento. Attualmente, infatti, il servizio di raccolta e gestione dei rifiuti nel territorio della Città metropolitana di Milano conta 21 operatori e casi diffusi di subappalto a privati, che rendono la gestione ulteriormente complicata. È quindi un settore dalle grandi potenzialità, in forte crescita anche nei benchmark europei, ma presenta alcune criticità dovute principalmente a governance, attivazione di economie di scala e carenza di investimenti>>.
Come il modello aggregativo di Gruppo CAP può rappresentare un caso virtuoso?
<<Tra l’attuale mondo dei rifiuti e quello idrico di qualche anno fa ci sono delle similitudini: in particolare, le necessità di aggregazione, sviluppo e condivisione di infrastrutture e competenze per far fronte agli investimenti necessari, con l’obiettivo di migliorare il servizio e creare valore per il territorio e le comunità. In questo senso Gruppo CAP può rappresentare l’operatore pubblico in grado di promuovere un percorso di razionalizzazione, che consenta il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia anche in ottica green. Due i punti di forza: da un lato le forti sinergie impiantistiche e industriali che può generare grazie alla sua capillarità, che già permettono di gestire lo smaltimento e il recupero di rifiuti urbani e speciali, dall’altro un rapporto consolidato con le amministrazioni. Inoltre, CAP oggi può contare su numerosi impianti di smaltimento di rifiuti liquidi, apprestandosi a superare le 130.000t trattate, un termovalorizzatore di rifiuti urbani, speciali e sanitari e un impianto di smaltimento FORSU>>.
Qual è il percorso da affrontare?
<<Oltre ai percorsi impiantistici sopra ricordati stiamo instaurando un canale di confronto con le società e i Comuni Soci, volto al compimento di un percorso di progressiva integrazione e consolidamento delle realtà pubbliche dell’igiene urbana nel territorio e conseguente apertura al mercato in modo più strutturato e su ampi territori. Questa sinergia favorirebbe anche l’integrazione della filiera ambiente tramite la valorizzazione degli asset di Gruppo CAP a beneficio del territorio. Il nostro modello aggregativo ha già dimostrato di poter essere uno strumento vincente: quando nel 2013 ci siamo costituiti come gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, il fatturato stimato ammontava a 283 milioni di euro, mentre oggi possiamo contare su un fatturato da 525 milioni di euro, con un EBITDA che supera i 160 milioni e investimenti in continua crescita. Inoltre, recentemente, ARERA ci ha premiato come miglior gestore in Lombardia e terzo miglior gestore nazionale per la qualità tecnica del servizio idrico integrato. Abbiamo dimostrato, quindi, come la creazione di un soggetto aggregativo permetta di superare logiche micro-territoriali frammentate e di effettuare gli investimenti necessari per fornire un servizio sempre più efficiente ed efficace di qualità>>.
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Come si articola la strategia acqua-rifiuti-energia di Gruppo CAP?
<<La trasformazione di Gruppo CAP nasce dalla volontà di passare a un modello industriale integrato e multisettoriale, capace di generare valore pubblico in ottica di economia circolare. Alla base del processo vi è un principio di razionalizzazione strategica: riorganizzare attività, asset e competenze per superare la frammentazione operativa, capitalizzare le sinergie intersettoriali (acqua, rifiuti, energia), efficientare i processi e le attività e ridurre la dipendenza da risorse esterne, in un’ottica di autosufficienza energetica, recupero di materia e sostenibilità. Questo approccio si è tradotto nella costruzione di un ecosistema industriale modulare, dove ciascuna realtà ha una mission chiara e fortemente interconnessa con gli altri asset produttivi del Gruppo. La costruzione di questo ecosistema ha come obiettivo quello di costruire un modello industriale orientato alla sostenibilità e fondato sull’integrazione tra i cicli dell’acqua e dei rifiuti>>.
Quali sono state le tappe principali della trasformazione?
<<Il primo passo concreto è stato la realizzazione nel 2020 della BioPiattaforma di Sesto San Giovanni, gestita da ZeroC, nata dalla riconversione dell’ex inceneritore in polo di simbiosi industriale all’avanguardia. Dal 2023 è attiva una linea per il trattamento della frazione organica (FORSU), che può trattare fino a 31.000 tonnellate annue e produrre 2,7 milioni di Sm³ di biometano. A partire dal 2027, l’impianto valorizzerà anche 65.000 tonnellate di fanghi di depurazione, generando oltre 11.000 MWh di calore per il teleriscaldamento e recuperando ceneri ricche di fosforo.
Un altro passo importante di questo percorso si è concretizzato nel 2021 con la nascita di Neutalia - termovalorizzatore che tratta rifiuti solidi urbani e quelli speciali ospedalieri -frutto della collaborazione tra CAP, Agesp, Amga e ASM. Prima società benefit italiana nel settore dei servizi pubblici ambientali, Neutalia ogni anno tratta circa 110.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati (RSU), speciali non pericolosi e ospedalieri, producendo oltre 55.000 MWh di energia elettrica>>.
L’evoluzione verso green utility si è consolidata poi con la nascita di CAP Evolution nel 2024.
<<CAP Evolution gestisce i 40 depuratori del gruppo e li reinterpreta in modo innovativo, trasformandoli in bioraffinerie urbane. Applicando i principi dell’economia circolare, l’azienda, che opera nei settori del waste, wastewater ed energy, è in grado di generare biogas, biometano, energia elettrica, sia da fotovoltaico sia da agrivoltaico, e recuperare materie prime seconde, contribuendo così a chiudere il ciclo delle risorse. Nel 2024 Gruppo CAP ha complessivamente prodotto energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, biometano e impianto di cogenerazione) per circa l’8% della totale energia elettrica consumata, di cui il 4% utilizzata in autoconsumo. L’obiettivo è produrre 72.000.000 di kWh, circa il 35% dell’energia consumata, al 2030. Attraverso queste tappe e le nuove sinergie industriali, Gruppo CAP sta completando una trasformazione profonda che la proietta tra le protagoniste della transizione ecologica, capace di integrare acqua, energia e rifiuti in un unico modello di utility sostenibile e circolare>>.
Articolo scritto da Emanuele Bompan e Maria Carla Rota
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PUBBLICAZIONE
23/07/2025