Preparare il terreno per il nuovo Circular Economy Act è stata una delle missioni estive della Commissione Europea, che da luglio ha avviato una serie di importanti iniziative tecniche e normative. La nuova legge quadro, attesa per il 2026, sarà lo strumento che dovrà rafforzare la transizione verso l’economia circolare, aumentando sia la competitività industriale che la sicurezza economica del mercato Ue.
Dall’introduzione di un sistema digitale obbligatorio per la tracciabilità transfrontaliera alla classificazione dei rifiuti verdi, fino alla valutazione delle criticità della direttiva sui RAEE, ovvero i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, ecco le principali novità introdotte da Bruxelles negli ultimi mesi.
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Semplificare e digitalizzare le spedizioni transfrontaliere di rifiuti nell'Ue
Dal prossimo anno le spedizioni transfrontaliere di rifiuti nell’Unione europea entreranno in una nuova era digitale. Con l’adozione del Regolamento europeo, approvato nell’aprile 2024, la Commissione Ue ha stabilito che a partire dal 21 maggio 2026 tutte le informazioni e i documenti relativi ai movimenti di rifiuti tra Stati membri dovranno essere trasmessi esclusivamente per via elettronica attraverso un’unica piattaforma: il Digital Waste Shipment System (Diwass).
L’obiettivo dichiarato è triplice:
- ridurre gli oneri amministrativi e i costi per le imprese,
- rafforzare la competitività delle filiere europee del riciclo,
- migliorare il controllo dei flussi di rifiuti, limitando i traffici illeciti.
Il regolamento, in vigore dal 3 agosto 2025, definisce le regole pratiche per il funzionamento della piattaforma Diwass, che svolgerà in particolare due funzioni: da un lato, costituirà un portale centrale accessibile direttamente da autorità competenti e operatori economici che oggi non dispongono di strumenti digitali; dall’altro sarà un hub di interconnessione in grado di dialogare in sicurezza con i sistemi nazionali già esistenti e con i software commerciali utilizzati dalle imprese.
Il nuovo strumento riguarderà sia le spedizioni notificate – con una procedura di autorizzazione più rapida rispetto all’attuale iter cartaceo – sia quelle di rifiuti inclusi nella lista verde (green listed waste), che già oggi godono di regimi semplificati, ma che in futuro saranno soggetti a un monitoraggio più stringente da parte delle autorità di controllo.
In prospettiva, la Bruxelles si auspica che Diwass verrà utilizzato anche da Paesi terzi su base volontaria, per spedizioni che coinvolgano almeno uno Stato membro dell’Ue. L’introduzione del sistema digitale nelle spedizioni transfrontaliere di rifiuti non è solo un passaggio burocratico: rappresenta un tassello cruciale per rafforzare i mercati delle materie prime secondarie e accelerare la transizione verso una circolarità competitiva, in cui il recupero dei materiali sia tracciabile, sicuro ed efficiente.
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Rifiuti verdi: l’Ue apre la consultazione
Lo scorso 2 luglio la Commissione europea ha anche avviato una consultazione pubblica, aperta fino al 31 ottobre 2025, per definire criteri comuni nella classificazione dei cosiddetti “rifiuti verdi”, i green-listed waste. Si tratta di rifiuti considerati a basso rischio sanitario e ambientale, che possono essere spediti tra Stati membri con una procedura semplificata, se destinati al riciclo.
L’obiettivo dell’iniziativa è armonizzare le regole tra i Paesi Ue ed evitare interpretazioni divergenti, che oggi ostacolano il mercato interno e possono aprire a rischi di frode. La consultazione mira a stabilire soglie uniformi di contaminazione e a chiarire quali flussi – ad esempio plastica riciclabile, rifiuti tessili o residui verdi – possano effettivamente rientrare nella lista verde.
Gli obiettivi mancati della direttiva RAEE
Senza un sistema efficace di raccolta e riciclo dei RAEE – i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche – l’accesso ai metalli critici indispensabili per la transizione energetica resta appannaggio di pochi grandi produttori, in primis la Cina.
La direttiva europea sui RAEE, adottata vent’anni fa, fissava per la prima volta requisiti minimi per la raccolta e il trattamento di questi rifiuti, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e sanitario. Oggi, però, il bilancio tracciato dalla Commissione europea in un’analisi pubblicata a luglio mostra luci e ombre: alcuni progressi ci sono stati, ma la maggior parte dei target è rimasta fuori portata.
Se da un lato tra il 2012 e il 2021 i volumi raccolti sono cresciuti in modo significativo, dall’altro quasi la metà dei RAEE continua a sfuggire ai sistemi ufficiali e la maggioranza degli Stati membri non raggiunge l’obiettivo del 65% di raccolta. Nel 2022 solo tre paesi – Bulgaria, Lettonia e Slovacchia – hanno rispettato il target.
Le criticità non mancano:
- capacità ancora limitata di recuperare materie prime critiche, come rame, terre rare o gallio;
- sistemi di responsabilità estesa del produttore frammentati;
- impianti di trattamento spesso insufficienti, con appena il 23% che rispetta standard elevati.
In più, l’attuale normativa si rivela inadatta a intercettare nuove tipologie di rifiuti strategici, come quelli generati da turbine eoliche e tecnologie digitali. Per sostenere davvero il mercato europeo delle materie prime seconde, la Commissione indica quindi la necessità di nuove misure: ridefinire il perimetro della direttiva e introdurre standard di trattamento obbligatori e uniformi in tutti gli Stati membri.
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Articolo scritto da Simone Fant
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Foto di Marco, Pexels
PUBBLICAZIONE
19/11/2025