L'acqua ricopre più del 70% della superficie del pianeta: un ecosistema ricco di risorse nel quale si svolgono importanti attività. Un sistema influenzato dai cambiamenti climatici e dalla cui salute dipende la nostra. Di qui la necessità di pensare a una blue economy, settore che coinvolge tutte le industrie e le attività connesse agli oceani, ai mari e alle coste.


La Blue Economy mira alla sostenibilità delle risorse ittiche, marine e costiere

Un po' meno nota ma non meno importante della green economy, che si concentra principalmente sui settori dell’energia e dei trasporti e secondariamente sull’agricoltura e la silvicoltura, la blue economy interessa attività che si svolgono e coinvolgono mari ed oceani: più del 70% della superficie del nostro pianeta.

La blue economy considera gli spazi acquatici come motori di innovazione e crescita per uno sviluppo economico sostenibile e redditizio. Secondo la definizione della Commissione Europea, questo concetto comprende tutte le industrie e i settori legati agli oceani, ai mari e alle coste, sia che abbiano sede nell’ambiente marino come navigazione, pesca, produzione di energia, sia sulla terraferma. Comprende quindi tutte le attività economiche basate o collegate all’oceano, ai mari e alle coste. Ciò include la pesca, l’acquacoltura, il turismo costiero, il trasporto marittimo e i porti, l’energia rinnovabile offshore e la biotecnologia.

In UE l’economia blu dà lavoro diretto a quasi 4,5 milioni di persone e i settori consolidati generano circa 667,2 miliardi di euro di fatturato.

Le pressioni dei sistemi economici sul mare e sugli oceani

Il mare, come l'ambiente terreste, è un grande ecosistema in cui l'equilibrio di una specie è interdipendente da quello di altre specie e dalla salute chimica e fisica del mare stesso. Le attività economiche umane hanno un elevato impatto in questo contesto.

Alcuni esempi:

  • le attività economiche (turismo, pesca, industria) generano rifiuti e inquinamento di vario tipo, dovuto alla dispersione di sostanze chimiche sintetiche (come ad esempio idrocarburi, plastiche) che di natura organica (come ad esempio inquinanti provenienti da allevamenti ittici o da acque fognarie non trattate);
  • l’inquinamento da plastica monouso determina una maggiore difficoltà nella riproduzione e nella prospezione delle specie ittiche e, di riflesso, un calo della pesca e quindi cambiamenti delle nostre diete;
  • la pesca eseguita in modo massiccio che non da il tempo alle specie di riprodursi provocandone la diminuzione e quindi a sua volta un calo della pesca e cambiamenti nelle nostre diete;
  • nelle reti da pesca spesso finiscono “prede accessorie” come uccelli marini, tartarughe, balene, delfini e foche il che va a discapito della biodiversità e quindi della salute dell'ecosistema;
  • il riscaldamento di mari e oceani, mai così caldi nella storia, e l'acidificazione che agendo in maniera irreversibile sulla biodiversità, hanno determinato negli ultimi cinquant’anni il declino di alcune specie:
    • l’acidificazione modifica la composizione delle comunità microbiche, la disponibilità di alcuni elementi nutritivi, la quantità di luce che filtra attraverso l’acqua e le modalità di propagazione del suono;
    • l'aumento della temperatura del mare e variazioni della composizione chimica oltre a trasporti involontari attraverso le acque di zavorra delle navi favoriscono l'inserimento e la proliferazione di specie animali e vegetali aliene a scapito degli ecosistemi locali.


Di qui l'importanza di ridurre l'impatto ambientale delle attività umane che qui si svolgono, passando da forme di economia lineare a economia circolare. Il mare e i suoi organismi e la sua attività non sono tuttavia un sistema isolato ma un sistema che è in grado di fornire risorse e strumenti anche per la gestione delle attività dell'entroterra. Dal mare si può ricavare energia, gli organismi del mare possono aiutare a depurare acque e produrre sostanze utili nell'entroterra.

 

Blue Economy ed economia circolare

Come la green economy, la Blu economy, quindi, si basa sui principi dell'economia circolare ovvero eliminare i rifiuti e l’inquinamento, far circolare il più possibile prodotti e materiali in modo da garantire il loro massimo valore, rigenerare la natura. Anche in questo settore è importante l'eco-design, sotto forma, ad esempio, di progettazione di attrezzi da pesca/acquacoltura biodegradabili. Riparazione e riutilizzo possono coinvolgere attrezzi e rifiuti derivanti dalla pesca e dall’acquacoltura o dalle imbarcazioni a fine vita come le vele che possono diventare altri oggetti come borse, teloni per coperture, amache. Per quanto riguarda il riciclo si pensa alla strategia per il recupero dei rifiuti in mare, sia durante attività di pesca che attività finalizzate, sia alla gestione stessa dei rifiuti nei porti ma anche al riciclo di parti e componenti delle navi non più utilizzabili. 

La riduzione delle emissioni di gas serra può infine avvenire sia nei porti attraverso politiche di risparmio energetico, sia attraverso la progettazione di motori per la navigazione sempre più efficienti. Anche la produzione di energia sfruttando la fonte rinnovabile dei movimenti di correnti marine, onde e vento contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2.

L'Unione Europea individua 13 settori di azione che monitora attraverso uno specifico osservatorio:

  • Biotecnologie blu
  • Turismo costiero
  • Desalinizzazione
  • Infrastrutture e Robotica
  • Risorse viventi marine
  • Risorse marine non viventi
  • Energia rinnovabile marina
  • Difesa marittima
  • Trasporto marittimo
  • Energia dell'oceano
  • Attività portuali
  • Ricerca e innovazione
  • Costruzione e riparazione navale

 

Il rapporto sulla Blue Economy dell'Unione Europea

Lo scorso maggio 2023 l'Unione Europea (UE) ha pubblicato la sesta edizione del rapporto European Blue Economy. L'obiettivo è fornire supporto ai responsabili politici e alle parti interessate nella ricerca di uno sviluppo sostenibile degli oceani, delle risorse costiere e, in particolare, nello sviluppo e nell'attuazione di politiche e iniziative nell'ambito del Green Deal Europeo. Il Rapporto cerca anche di servire come fonte di ispirazione per gli investitori.

Il rapporto contiene un’analisi sintetica dei dati, delle tendenze e dei driver dei settori consolidati della Blue Economy (ovvero quelli che tradizionalmente contribuiscono alla Blue Economy), nonché delle Blue Biotechnology e Ocean Energy e una sezione successiva alla comunicazione sulla transizione energetica, che comprende un’analisi della transizione energetica nell’economia blu. Valuta le emissioni di gas serra prendendo in considerazione diverse specie, tecniche di pesca e le loro fasi di produzione. Il rapporto si conclude con una sezione che analizza i cambiamenti climatici e gli impatti costieri. Questa sezione riassume i risultati relativi alle dinamiche future degli impatti delle inondazioni costiere, dell’adattamento e dei servizi ecosistemici, lungo la costa dell’UE-27.

L'edizione 2023 del rapporto evidenzia l'evoluzione dei settori dell'economia blu dal 2010 e mostra che, nonostante l'impatto negativo della pandemia COVID19 e dell'invasione russa non provocata dell'Ucraina, la maggior parte dei settori analizzati ha aumentato le proprie performance economiche.

Ad esempio, dal 2010 al 2020, si è registrato un aumento significativo del Valore Aggiunto Lordo, il principale indicatore di performance economica, per i settori in: risorse biologiche: + 25%, attività portuali: + 25%, energia eolica offshore: + 1762%, costruzione e riparazione di navi: + 22%.

La blue economy sta inoltre offrendo nuove opportunità di lavoro: il numero di occupati nei settori analizzati è in aumento, con un picco registrato nel settore dell'energia eolica offshore, il cui tasso di occupazione è aumentato di 20 volte in soli 10 anni.

Complessivamente, i settori consolidati dell'economia blu dell'UE (risorse marine viventi, risorse marine non viventi, energia rinnovabile marina, attività portuali, costruzione e riparazione navale, trasporto marittimo e turismo costiero) hanno generato un valore aggiunto lordo (VAL) di 129 miliardi di euro nel 2020, per 43,6 miliardi di euro di profitti e un fatturato totale di 523 miliardi di euro.

Tra i settori emergenti, quello delle alghe è uno dei sottosettori più dinamici delle biotecnologie blu. Le stime socio-economiche disponibili mostrano che la produzione di alghe in Europa ha generato un fatturato annuo ben superiore ai 10 milioni di euro in Francia, Spagna e Portogallo, gli Stati membri con il maggior numero di impianti di produzione.

 

Il parere del Comitato economico e sociale europeo

Lo scorso 29 settembre il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha espresso il suo parere sul tema “L’economia di un “Blue Deal” dell’UE: fabbisogno di investimenti nelle risorse idriche nell’UE”.

Il CESE in particolare ha sottolineato l’importanza di nuove prospettive in materia di quadri politici, accordi istituzionali e pianificazione degli investimenti nel settore idrico, tra cui una maggiore trasparenza per quanto riguarda le iniziative in materia di sostenibilità e la creazione di orientamenti e classificazioni precisi a sostegno di investimenti sostenibili e innovativi. Poiché l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine è uno dei sei obiettivi ambientali stabiliti nel regolamento sulla tassonomia (6), è necessario adottare un atto delegato specifico per l’uso sostenibile dell’acqua (marchi di qualità ecologica, ripristino degli ecosistemi).
 

Il ruolo dell’Italia in Europa

Il nostro Paese ricopre un ruolo importante all'interno della ricerca sulla Blue economy è stato infatti posto alla guida dell’iniziativa “A climate neutral, Sustainable and productive Blue Economy Parternship (SBEP)”. SBEP è uno dei 49 partenariati che la Commissione europea ha deciso di istituire nell’ambito di Horizon Europe, il 9° Programma quadro per la ricerca e l’innovazione. L’iniziativa, cui fanno parte 59 partner di 25 Paesi tra Stati membri e Paesi Associati, potrà contare su 73 milioni di euro di finanziamenti, integrati da 23 milioni della Commissione europea. L’iniziativa “fornirà soluzioni per rafforzare la collaborazione internazionale nei settori marini e marittimi legati alle strategie dell’UE per il Green Deal e l’Europa digitale, coordinando le priorità scientifiche nazionali, regionali e europee e contribuendo allo sviluppo di quadri di governance innovativi a beneficio delle comunità costiere”.



Bibliografia

- Unione Europea, 2023, Il rapporto UE sull’economia blu 2023

- Unione Europea, Osservatorio dell’UE sull’economia blu

- Comitato economico e sociale europeo, 2023, Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «L’economia di un “Blue Deal” dell’UE: fabbisogno di investimenti nelle risorse idriche nell’UE»  

- Ecomondo 2023, Blue Economy

- Lifegate, 2022, Cos’è la blue economy e come funzionano i fondi azionari a tema