I data center sono, e saranno, infrastrutture sempre più strategiche per la competitività e la transizione digitale. Si tratta, però, di impianti altamente energivori: nel 2035 i consumi globali potrebbero quadruplicare, passando da 371 TWh a quasi 1.600 TWh, pari al 4% del totale mondiale, contro l’1% del 2024.
Come riuscire a trasformare questi centri di infrastrutture IT in alleati della sostenibilità urbana e dell’economia circolare, considerato che sono anche generatori di elevati volumi di RAEE?
Da queste premesse muove il position paper <<L’Italia dei data center. Energia, efficienza, sostenibilità per la transizione digitale>>, realizzato da TEHA Group in collaborazione con A2A, presentato nell’ambito della 51ª edizione del Forum di Cernobbio.
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Un settore in espansione in tutto il mondo
Nel mondo si contano 10.332 data center, distribuiti in 168 Paesi. Gli Stati Uniti sono leader con più della metà delle strutture attive (5.426), seguiti dall’Unione Europea, che ne ospita 2.254. La loro espansione risponde a una domanda in rapida crescita: la popolazione globale connessa a Internet è passata dal 15,6% nel 2005 al 67,6% nel 2024, ovvero oltre quattro miliardi di nuovi utenti.
Con 168 impianti, una superficie complessiva di oltre 333.000 m² e una potenza installata di 513 MW (in aumento del 17% rispetto al 2023), l’Italia occupa il 13° posto mondiale, ma la sua crescita è tra le più rapide del Vecchio Continente. La Lombardia rappresenta ormai un hub strategico: oltre il 60% della potenza installata (318 MW) si concentra in questa regione. In particolare, il capoluogo lombardo riunisce il 46% (238 MW) della capacità nazionale, superiore a quella di città come Madrid (172 MW) e Zurigo (110 MW), mentre storici poli europei, come Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi, mostrano segnali di saturazione dovuti a vincoli energetici e urbanistici.
Quattro linee strategiche: il caso dell’Italia
Considerato che le tecnologie emergenti fanno aumentare esponenzialmente il fabbisogno di potenza di calcolo ed archiviazione, sarà fondamentale integrare efficienza energetica, pianificazione territoriale e innovazione tecnologica.
A questo proposito lo studio identifica quattro linee strategiche: applicate in modo coordinato, consentirebbero all’Italia di evitare 5,7 milioni di tonnellate di CO₂ annue, un valore pari a quello generato da 1,7 milioni di cittadini, con un beneficio economico totale di circa 1,7 miliardi di euro.
- La prima è il recupero del calore di scarto: per esempio, in Italia, collegando i data center alle reti di teleriscaldamento, si potrebbero valorizzare 9,5 TWh di energia termica ogni anno, sufficienti a riscaldare 800.000 famiglie e ridurre le emissioni di 2 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno a regime (oltre il 5% delle emissioni residenziali attuali).
- La seconda leva è l’utilizzo di aree brownfield, ossia spazi industriali dismessi, per la realizzazione di nuovi impianti. In Italia sono disponibili circa 3,7 milioni di metri quadrati di aree riqualificabili, di cui il 16% già connesso alla rete elettrica in media o alta tensione: una risorsa che può favorire la rigenerazione urbana e ridurre il consumo di suolo vergine.
- Terza leva: i Power Purchase Agreements (PPA), contratti a lungo termine per l’approvvigionamento di energia rinnovabile. In uno scenario di pieno sviluppo, i data center potrebbero così coprire fino al 74% del proprio fabbisogno energetico, riducendo le emissioni di 3,7 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno, favorendo nuovi investimenti in capacità verde.
Valorizzazione dei RAEE
La valorizzazione dei RAEE, i rifiuti elettrici ed elettronici generati da queste infrastrutture, rappresenta infine una quarta opportunità chiave, che consentirebbe di recuperare valore economico attraverso il riciclo, ridurre l’impatto ambientale del settore e rafforzare le catene nazionali di approvvigionamento. Secondo le stime, in uno scenario full potential i data center italiani potrebbero generare ogni anno oltre 147 mila tonnellate di RAEE, di cui circa 74 mila riciclabili, attivando una filiera nazionale del trattamento.
Il valore economico complessivo del riciclo è stimato in circa 133 milioni di euro annui, tenendo conto del valore di mercato delle materie recuperate, del mancato costo di smaltimento e dell’evitata importazione di risorse equivalenti. Lo sviluppo del settore dei data center in Italia potrebbe così attivare una filiera nazionale del recupero e del trattamento di e-waste, generando benefici economici diretti e contribuendo a rafforzare gli obiettivi di economia circolare a scala europea.
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Data center e RAEE: il calcolo
Per quantificare le tonnellate di RAEE potenzialmente immesse sul mercato al 2025, TEHA ha adottato un duplice approccio metodologico.
In primo luogo, è stata effettuata una stima delle tonnellate complessive di RAEE generate ogni anno dai data center operativi in Italia. Come è stato realizzato questo calcolo?
Si è partiti dalla determinazione del carico IT installato annualmente, ottenuto dividendo la potenza complessiva dei data center per un valore medio di efficienza energetica (PUE), assunto pari a 1,3 al 2025. A partire da questa potenza installata, si è stimato il numero di rack attivi, considerando un consumo medio di 10 kW per rack (un rack in un data center è una struttura metallica standardizzata utilizzata per alloggiare e organizzare server, dispositivi di rete, sistemi di archiviazione e altre apparecchiature IT, ndr).
Successivamente, assumendo una vita media delle apparecchiature hardware pari a 3,5 anni, è stato calcolato il numero di rack che, ogni anno, entrano in fase di dismissione. Combinando questo dato con una stima del peso medio per rack, pari a 1,13 tonnellate, è stato possibile ottenere una valutazione realistica del volume annuo di RAEE immessi nel ciclo di smaltimento e trattamento.
Il secondo passaggio ha poi riguardato la stima della quota di RAEE effettivamente riciclabile, applicando un tasso di recupero potenziale del 50%: questo valore riflette le performance già oggi raggiunte in Paesi benchmark come la Germania, e consente di ipotizzare un potenziale realistico per il sistema industriale italiano.
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Articolo scritto da Emanuele Bompan e Maria Carla Rota
Questo blog è un progetto editoriale sviluppato da Ecomondo con Materia Rinnovabile
PUBBLICAZIONE
21/11/2025