La fonte più nota dei rifiuti organici è quella delle utenze domestiche e urbane, ma ne esiste una seconda, quella così detta agrifood. Le attività di produzione e trattamento del cibo hanno filiere complesse ma con grande potenziale di conversione verso un sistema di economia circolare.

Produzione e consumo di cibo generano grandi quantità di scarti, il 34% dei rifiuti urbani prodotti in Europa sono scarti alimentari (derivanti da mercati, cucine private, ristoranti e mense, attività commerciali (supermercati, fruttivendoli).

Per quanto riguarda la frazione organica (rifiuto verde e rifiuto umido) l'Unione Europea prevede l'obbligo di raccolta differenziata a partire dal 31 dicembre 2023 (Direttiva 2018/851). In Italia, l'obbligo è stato anticipato al 31 dicembre 2022 con l’approvazione del D.lgs. 11/20); secondo i dati ISPRA la raccolta separata di questa frazione è già attiva nel 99% dei comuni.

Ma esiste anche una grande quantità di rifiuti organici che derivano dal settore di produzione alimentare su scala industriale (agrifood), un settore dove la circolarità del sistema ha ancora grandi possibilità di sviluppo ed è su questa filiera che cercheremo di concentrare le nostre attenzioni.
 

Ma che cos’è l’agrifood?

La filiera agroalimentare o agrifood è quell’insieme di attori interni ed esterni - imprese, aziende, agenti economici e amministrativi - e di interazioni che contribuiscono alla produzione di un bene alimentare e alla sua distribuzione per il consumo. In ogni fase di lavorazione si producono scarti che se gestiti corretta mente possono generare materie prime seconde e benefici ambientali e sociali. Di qui la necessità di creare un sistema coordinato in grado di valorizzare gli scarti di questo settore, dal campo fino alla vendita al dettaglio.


Benefici della gestione sostenibile della frazione organica

La filiera della raccolta e trasformazione della frazione organica sia a livello di rifiuti urbani sia di rifiuti industriali è:

flessibile: in quanto può essere trattata sia a livello industriale sia a livello locale di comunità;

genera benefici ambientali: riduzione dei rifiuti da smaltire in discarica, biogas (energia rinnovabile), compost (utilizzabile sia come fertilizzante alternativo ai prodotti industriali e meglio tollerato dall'ambiente);

contribuisce alla lotta ai cambiamenti climatici (sia in termini di riduzione delle emissioni climalteranti che producendo sostanze organiche, che possono essere impiegate per ripristinare terreni in degrado o a rischio desertificazione;

sostenibile dal punto di vista economico: la gestione dei rifiuti può essere fatta su impianti aziendali direttamente in loco generando elettricità e materie prime riutilizzabili nella stessa azienda o a breve distanza;

gestibile a livello locale: le filiere di raccolta, trasformazione uso del prodotto finale si prestano molto ad essere gestite a livello locale riducendo le emissioni inquinanti delle filiere;

motore di benefici sociali: creazione di posti di lavoro nella filiera. Nei casi urbani, là dove sono state organizzate esperienze di compostaggio di comunità, la pratica ha favorito le interazioni e la collaborazione tra i componenti della realtà locale;

Nel caso delle filiere agroalimentari la gestione sostenibile può essere associata a soluzioni che puntano anche o che possono implementare il turismo sostenibile e la promozione dei prodotti locali, favorendo l’occupazione e la tutela del patrimonio naturale e culturale dei territori.
 

I numeri della filiera agroalimentare e la normativa europea e italiana

L'industria agro alimentare italiana ha un fatturato complessivo di oltre 500 miliardi di euro e quasi 4 milioni di occupati: rappresenta il primo settore economico dell'Italia e più di un quarto dell’intero prodotto interno lordo. L’Industria alimentare acquista e trasforma il 72% delle materie prime agricole ed è universalmente riconosciuta come ambasciatrice del Made in Italy nel mondo.

La sostenibilità ambientale dell’agrifood è un obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

La metodologia per la misurazione uniforme dei livelli di rifiuti alimentari, è stata stabilita con la Decisione di esecuzione (UE) 2019/1597 e riportata nell'Allegato III della Direttiva (UE) 2018/851, prevede la misura, misurando i rifiuti prodotti da un campione di operatori del settore alimentare o di famiglie, delle quantità di tali rifiuti in tonnellate di massa fresca, separatamente per le seguenti fasi della filiera alimentare:

  • produzione primaria;
  • trasformazione e fabbricazione;
  • vendita al dettaglio e altre forme di distribuzione degli alimenti;
  • ristoranti e servizi di ristorazione;
  • famiglie.

Nel 2014 la Commissione Europea con la comunicazione n° 398/2014 (European Commission 2014b), invitava gli Stati membri ad affrontare il problema dello spreco alimentare (food waste) all’interno dei piani nazionali di prevenzione dei rifiuti.

La Direttiva UE 2018/851 (art. 9), prevede che gli Stati membri adottino misure, finalizzate anche a ridurre la produzione di rifiuti alimentari nella produzione primaria, nella trasformazione e nella fabbricazione, nella vendita e in altre forme di distribuzione degli alimenti, nei ristoranti e nei servizi di ristorazione, nonché nei nuclei domestici.

All'art. 22 della Direttiva si prevede anche che gli Stati Membri assicurino che, entro il 31 dicembre 2023, i rifiuti organici siano differenziati e riciclati alla fonte o siano raccolti in modo differenziato e non miscelati con altri tipi di rifiuti.

Lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile è anche al centro della strategia dell'Unione europea Farm to Fork, riferimento per il Green Deal europeo, mira a rendere i sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente.

Nel 2013, in Italia, il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti ha individuato i rifiuti organici tra i flussi prioritari di intervento e contiene una specifica sezione dedicata a possibili misure per la riduzione degli sprechi alimentari.

Inoltre, nel 2014 è stato elaborato anche un Piano Nazionale di Prevenzione degli Sprechi Alimentari (PINPAS), che prevede dieci misure per contrastare lo spreco in Italia, dalle vendite con ribasso del cibo prossimo a scadenza alla donazione dei prodotti invenduti, dagli accordi volontari con le imprese della ristorazione/distribuzione all'introduzione di criteri premianti negli appalti pubblici dei servizi di ristorazione collettiva per chi distribuisce gratuitamente le eccedenze.

Il PNRR prevede incentivi per la realizzazione ex novo o l’ammodernamento di impianti di produzione di compost e biometano da frazione organica, che dovrebbero raggiungere una produzione di 300 milioni di metri cubi di biometano entro il 2025 e nella migliore delle ipotesi a 1 miliardo entro il 2030.
 


L’importanza della circolarità nella filiera dell'industria agro alimentare

Introdurre il principio di economia circolare nell'industria alimentare è importante perché permette di diminuire gli sprechi e gestire gli scarti di lavorazione facendoli diventare materie prime seconde (fertilizzanti gas ed energia). Ma non solo, anche acqua, imballaggi ed energia possono rientrare in questo sistema di gestione contribuendo a diminuire gli impatti ambientali del settore.

Oltre agli importanti benefici ambientali, applicare un approccio di economia circolare al settore food permette di ottenere concreti vantaggi industriali ed economici, come un aumento di afflusso di capitale, l’attrazione di talenti e consumatori consapevoli, l’aumento del valore del brand e l’adeguamento alle normative europee in continua evoluzione. Per il perseguimento di tali obiettivi sono necessari il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera agroalimentare e lo sviluppo congiunto di innovazioni di carattere sociale, tecnologico, organizzativo e istituzionale, con una visione di lungo periodo.

Altre azioni utili per aumentare la circolarità del settore possono essere:

  • ridurre gli sprechi alimentari di cibo lungo tutta la filiera;
  • ridurre, riutilizzare l'acqua necessaria sia nella fase di coltivazione che di produzione degli alimenti;
  • ridurre l’utilizzo di packaging, preferendo quelli in materiali biodegradabili;
  • migliorare l’efficienza lungo l’intera catena di approvvigionamento e distribuzione;
  • riutilizzare, valorizzare gli scarti di produzione;
  • promuovere il consumo di alimenti a filiera corta;
  • introdurre nuove tecnologie per l'analisi ed il monitoraggio della filiera al fine di individuare le migliori soluzioni per aumentarne la circolarità;
  • favorire la ricerca e lo sviluppo nel settore per diminuirne l'impatto ambientale.
     

Biogas e compost le materie prime seconde del processo circolare della filiera agrifood – buone pratiche

Secondo le stime del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), in Italia nel 2021 dal trattamento di 8,3 milioni di tonnellate di rifiuti organici, si sono ricavate 2,1 milioni di tonnellate di compost, che hanno contribuito a stoccare nel terreno 600.000 t di sostanza organica, evitando così l’emissione di 3,8 milioni di tonnellate di CO2 equivalente/anno rispetto all’avvio in discarica. Inoltre, sono stati prodotti 406 milioni di metri cubi di biogas, utilizzati per la produzione di energia elettrica e termica, e 136 milioni di metri cubi di biometano utile sia per l'immissione in rete che per l’autotrazione, con l’obiettivo di ridurre il ricorso alle fonti fossili.

Hera ha recentemente inaugurato un impianto di produzione di biometano in grado di recuperare non solo rifiuti organici da raccolta differenziata ma anche scarti e reflui dell’industria agroalimentare locale del processo produttivo delle carni di Inalca. Gli scarti vengono trasformati in metano 100% rinnovabile da destinare all’autotrazione e in compost, ossia biofertilizzante agricolo.

La produzione attesa a regime, è di 3,7 milioni di metri cubi di biometano all’anno, che verranno immessi nella rete gas e restituiti al territorio per l’utilizzo in autotrazione.  L’operazione consentirà, inoltre, il recupero di materia, oltre a quello energetico. Lo scarto in uscita dal processo di digestione anaerobica, denominato tecnicamente digestato solido, anziché essere smaltito verrà infatti ulteriormente recuperato, grazie al conferimento ad impianto di compostaggio per arrivare a produrre ogni anno circa 18.000 tonnellate di compost utilizzabile in agricoltura.

 

Bibliografia

Unione Europea, 2020, Farm to Fork strategy for a fair, healthy and environmentally-friendly food system 

Gruppo Hera, 2023, Hera e Inalca (Gruppo Cremonini) inaugurano a Spilamberto l’impianto per la produzione di biometano 

L'economia circolare nelle filiere industriali: i casi Costruzione&Demolizione (C&D) e Agrifood
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