8 Giugno 2023: Giornata Mondiale degli oceani. “Le maree stanno cambiando” è il tema 2023 della Giornata Mondiale degli Oceani (World Ocean Day) che, con cauto ottimismo, evidenzia una presa di coscienza da parte dei decisori istituzionali, scienziati, dirigenti privati e rappresentanti della società civile sulla necessità di mettere il mare e gli oceani al primo posto delle proprie agende.

La Giornata Mondiale degli oceani, istituita nel 1992 durante il vertice mondiale sull’ambiente di Rio de Janeiro, dal 2008 è riconosciuta anche dalle Nazioni Unite con 140 Paesi impegnati nel porre l’attenzione sugli oceani, studiando opportune strategie, mirate sul medio e lungo periodo, tese alla loro tutela ma anche alla sensibilizzazione della cittadinanza globale sui rischi legati allo sfruttamento dell’ambiente marino. Tutto ciò in sintonia con l’obiettivo promosso dalla recente COP15 di Montreal di proteggere almeno il 30% delle nostre terre, acque e oceani entro il 2030 (30×30).

Il mare e gli oceani rappresentano il polmone del nostro Pianeta.

Producono il 50% dell’ossigeno presente sulla Terra e hanno contribuito ad arginare, fino a ora, i cambiamenti climatici estremi, fungendo da equilibratore naturale. Rappresentano il 96% di tutta l’acqua sulla superficie terrestre e assorbono circa il 25% delle emissioni di CO2 che le attività umane emettono in atmosfera ogni anno, riducendo notevolmente l’impatto di questo gas ad effetto serra sul clima.

Oltre 3 miliardi di individui sul pianeta dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il proprio sostentamento. A livello globale, il valore di mercato delle risorse e dell’economia del mare è stimato di 3.000 miliardi di dollari l’anno, circa il 5% del PIL mondiale. Anche l’ultimo rapporto sulla Blue Economy della Commissione Europea evidenzia che, nonostante l'impatto negativo della pandemia di COVID19 e l'invasione russa non provocata dell'Ucraina, la maggior parte dei settori blu ha aumentato le proprie prestazioni economiche. Dal 2010 al 2020 si è registrato un significativo aumento del Valore Aggiunto Lordo per i settori con un +25% nelle attività legate alle risorse biologiche marine, +25% le attività portuali, + 1762% energia eolica offshore e +22% la cantieristica navale. Nel complesso, i settori consolidati dell'economia blu dell'UE hanno generato un valore aggiunto lordo (VAL) di 129 miliardi di euro nel 2020, per un utile di 43,6 miliardi di euro e un fatturato totale di 523 miliardi di euro.

Le attività umane, compreso l’inquinamento, impattano sulla salute degli oceani per circa il 40%. Nonostante tutti i benefici, stiamo prendendo dagli oceani più di quanto possa essere ricostituito.

È stato calcolato che ogni anno in tutto il mondo vengono riversati in mare dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica. Come segnala l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, nel solo mare Mediterraneo vengono gettati più di 200.000 tonnellate di plastica all’anno, cioè il contenuto di oltre 500 container. Il risultato è che a livello mondiale la plastica rappresenta l’80% dei rifiuti presenti negli oceani, dalle acque superficiali giù fino ai fondali marini. Tra le fonti di inquinamento non mancano gli scarichi urbani e industriali, che immettono nell’ambiente sia sostanze organiche sia materiali non degradabili come metalli pesanti e particelle radioattive.

Per il settimo anno consecutivo nel 2022 il riscaldamento degli oceani ha registrato temperature in costante aumento, con il Mediterraneo a fare da capofila tra i bacini in cui il fenomeno è più evidente. Incrementi che, uniti a livelli sempre più elevati di salinità e a una maggiore separazione dell’acqua in strati, possono compromettere il naturale scambio tra la superficie e le zone più profonde, alterando così gli spostamenti delle specie ittiche. L’acidità degli oceani è un fenomeno naturale dovuto all’assorbimento dell’anidride carbonica atmosferica. Ma se le concentrazioni di CO2 aumentano, anche l’acidificazione subisce un incremento, con conseguente riduzione di altre sostanze minerali necessarie alla sopravvivenza degli organismi marini. L’acidità media superficiale, rimasta stabile per milioni di anni, ha subito un’accelerazione del 26% negli ultimi 150 anni. In assenza di interventi specifici, il dato potrebbe aumentare del 150% entro il 2100.

Ognuno deve fare la propria parte per migliorare le condizioni dei nostri mari e degli oceani perché oltre a svolgere un innegabile ruolo in campo ambientale, garantiscono approvvigionamento alimentare a milioni di persone nel mondo con nutrienti di fondamentale importanza come ferro, vitamina B12 e acidi grassi Omega-3. E da quest’anno ECOMONDO allarga i propri orizzonti verso la crescita blu, inserendo tematiche di interesse dei settori economici della Blue Economy nel proprio programma: dalla filiera ittica sostenibile alle Blue Skills & Jobs, dalle strategie di sviluppo delle zone costiere europee alle iniziative messe in campo dell’UE per migliorare le condizioni ambientali dei mari e degli oceani”.  

 

Un articolo scritto da Massimo Bellavista