Il mondo ha un nuovo mandato sull’acqua: un’Action Agenda, un’agenda di azioni da intraprendere quanto prima per ridurre il rischio di una crisi idrica globale.

Il 24 marzo circa 10mila delegati hanno concordato una nuova agenda nell'ultimo giorno della Conferenza delle Nazioni Unite sull'acqua 2023 al palazzo di Vetro di New York per garantire accesso all’acqua e ai servizi igienico sanitari per tutti, ridurre i rischi di conflitto legati a questo bene primario, favorire la cooperazione e ridurre i rischi legati al cambiamento climatico correlati all’acqua.

«Gli impegni presi in questa conferenza spingeranno l'umanità verso un futuro di sicurezza idrica di cui ogni persona sul pianeta ha bisogno», ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres durante la cerimonia di chiusura a cui ha assistito l’autore.

Co-ospitata dal Regno dei Paesi Bassi e dalla Repubblica del Tagikistan, la conferenza ha riunito leader mondiali, società civile, imprenditori, giovani, scienziati, accademici intorno a un obiettivo comune: affrontare con urgenza la crisi idrica e riportare il mondo sulla buona strada per raggiungere l'Obiettivo di sviluppo sostenibile 6 - Acqua pulita e servizi igienico-sanitari.

Il risultato però ha deluso non pochi osservatori. Non ci si attendeva certo un trattato vincolante di peso come l’Accordo di Parigi, dato che non si sono tenuti negoziati ufficiali ma solo lavori preparatori. Però la lista di 709 impegni e azioni da seguire sembra poco più che una collettanea di idee e progetti da replicare. Idea utilissima, certo, ma con scarso mandato politico e inefficace nel delineare una traiettoria chiara, definendo ad esempio temi chiave come il ruolo dell’acqua pubblica, il peso del settore privato, il rafforzamento dei meccanismi economici per sostenere la resilienza e potenziamento delle strutture idriche e igienico sanitarie.

L'inviato speciale olandese per l’Acqua alle Nazioni Unite Henk Ovink, ha affermato che mentre l'Agenda non è sufficiente per risolvere i problemi derivanti da una «governance dell'acqua frammentata e di scarse risorse finanziarie in tutto il mondo, la Conferenza delle Nazioni Unite sull'acqua è l'inizio di un effetto a catena a livello globale». Charles Iceland, direttore globale per l'acqua presso il World Resources Institute, ha affermato al The Guardian che solo circa un terzo di questi annunci migliorerebbero sostanzialmente la crisi idrica e la gran parte non ha impegni economici reali collegati.

Gli impegni presi

709 impegni non sono comunque nulla, e nella lista ci sono alcune proposte importanti. Un gruppo di paesi tra cui Germania, Svizzera e Francia si sono impegnate a fornire sostegno finanziario per la creazione di un inviato speciale delle Nazioni Unite per l'acqua, un ruolo più forte rispetto al Right to Water and Sanitation Rapporteur, incarico attualmente affidato a Pedro Arrojo-Agudo, che ha il compito di “informare” le Nazioni Unite sulle questioni di diritto inerenti all’acqua. Il nuovo incarico vedrà la nascita di un superdiplomatico per trattare le questioni idriche più complesse.  

La FAO ha stabilito l’organizzazione di un dialogo globale multilaterale sul possesso idrico per affrontare l'allocazione dell'acqua in scenari di diminuzione delle risorse di acqua dolce a causa del cambiamento climatico.

L'Organizzazione meteorologica mondiale lavorerà ad un'iniziativa per garantire che ogni persona sulla Terra sia protetta da sistemi di allerta precoce (early warining) entro cinque anni.

Non sono mancati i pledge dai privati, come Bayer che si impegna a ridurre del 25% l'acqua nella produzione di riso entro il 2030 trasformando i metodi di coltivazione del riso; oppure IBM che userà il suo accelleratore tecnologico per creare start-up idriche.

Non indifferenti anche i finanziamenti economici. Csaba Kőrösi, Presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha riferito che gli impegni assunti durante la Conferenza sull'acqua delle Nazioni Unite del 2023 ammontano a oltre 300 miliardi di dollari. Solo gli USA hanno annunciato un impegno fino a 49 miliardi di dollari in investimenti per sostenere infrastrutture e servizi idrici e igienico-sanitari resilienti ai cambiamenti climatici a casa e nei paesi più vulnerabili (fondi nuovi ed esistenti). Il Giappone ha annunciato che contribuirà in modo proattivo alla soluzione dei problemi sociali legati all'acqua affrontati dalla regione Asia-Pacifico sviluppando "infrastrutture di qualità", fornendo assistenza finanziaria per un valore di circa 500 miliardi di yen ($ 3,65 miliardi) nei prossimi cinque anni. Numerosi capi di stato africani hanno voluto fare la loro parte definendo impegni di fondi statali o presidenziali. Come il Mozambico, che si è dato l’obiettivo di movimentare investimenti per 9,5 miliardi di dollari per l'SDG 6. L’Europa non ne ha fatto solo una questione di cooperazione ma ha definito un aiuto per gli Stati membri di 20 milioni di euro per accelerare lo sviluppo della sorveglianza delle acque reflue.

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L’Italia alla Water Conference

Presente per l’Italia ai lavori della Water Conference 2023 il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha avuto una serie di incontri bilaterali legati soprattutto ai temi di cooperazione internazionale. Il Ministro ha ricordato l’intensa attività di cooperazione internazionale portata avanti dal MASE (ma anche dall’AICS, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo), sottolineando che nel solo 2022 l’Italia ha finanziato con 69 milioni di euro iniziative di cooperazione con oltre cinquanta progetti bilaterali in Africa, America Latina e Asia.

Niente nuove risorse però. Durante l’incontro con Csaba Kőrösi, Fratin ha solo ribadito lo stanziamento di 840 milioni di euro l’anno fino al 2026 di finanza climatica già ribadita a COP27 in Egitto, sottolineando l’importanza dei progetti per la lotta alla desertificazione, in Burkina Faso, Ghana e Niger, soprattutto in ottica di contenimento dei fenomeni migratori.

Il Ministro in conferenza stampa ha ribadito quanto già dichiarato nel corso del suo intervento in Assemblea generale, ovvero «che gli impegni assunti dai Paesi sono mirati ad evitare che intere popolazioni siano costrette a spostarsi in cerca di acqua e di condizioni di vita accettabili». Altri bilaterali hanno incluso incontri con il ministro tunisino dell’agricoltura, acqua e pesca Abdelmonaem Belaati, per definire un memorandum in tema di sviluppo sostenibile; una nuova intesa con la Repubblica Democratica del Congo per “la lotta al cambiamento climatico” e “l’accesso a energia rinnovabile in aree remote del paese”; l’accordo tecnico di intesa con la ministra dell’ambiente del Cile, Maria Heloisa Rojas oltre che la ricerca di sponde nei Caraibi con i protocolli d’intesa con Dominica, Guyana, Saint Vincent an the Grenadines, Suriname e Haiti. D’altronde a breve il dossier per Expo2030 di Roma inizierà ad arrivare sulle scrivanie dei ministeri degli esteri di tutto il mondo. Intanto però la situazione per la gestione dell’acqua nel Belpaese rimane critica.
Basteranno i fondi straordinari per sanare la grave vulnerabilità idrica?

 

Un articolo scritto da Emanuele Bompan, inviato da New York