Nell'economia circolare i rifiuti organici, che sono una componete importante sia rispetto al totale dei rifiuti prodotti sia rispetto agli obiettivi di riciclaggio e recupero, vengono raccolti e trasformati in compost e biogas producendo numerosi benefici ambientali e sociali.

 


Rifiuti come risorsa

Trasformare i rifiuti in risorsa significa fare economia circolare (estrai le materie prime, produci i beni, vendi, usa, smaltisci solo quello che non pupi usare) staccandosi dal vecchio modello di economia lineare (Estrai le materie prime, produci i beni, usa, getta quando non ti serve più).
In questo contesto il trattamento dei rifiuti diventa un vero e proprio sistema industriale destinato anche alla produzione di nuove materie prime di qualità. Utilizzare materie prime seconde significa generare benefici ambientali, non si estraggono nuove materie prime vergini, ma anche sociali ed economici creando posti di lavoro e nuove attività imprenditoriali.

 

La gerarchia della gestione dei rifiuti

La gerarchia nella gestione dei rifiuti nasce con la Direttiva 2008/98/CE (art. 4)1 che stabilisce l'ordine di priorità delle azioni nei processi di gestione dei rifiuti che dovrà essere seguita nella comunità europea:

  1. Prevenzione (riduzione),

  2. preparazione per il riutilizzo (riutilizzo),

  3. riciclaggio,

  4. recupero (incluso il recupero per fini energetici),

  5. smaltimento.

La Direttiva 2008/98/CE pone come ultima operazione l'azione di smaltimento che dovrà essere fatta qualora non siano possibili le precedenti inclusa l'operazione di recupero ai fini energetici.

 La direttiva 2008/98/CE è stata modificata dalla Direttiva 2018/851 che introduce in questo settore i principi del pacchetto sull'economia circolare. La nuova normativa introduce l'obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili, dei rifiuti pericolosi e dei rifiuti organici.

Figura 1) Gerarchia della gestione dei rifiuti.

 

Smaltimento e recupero: quali sono le differenze

I concetti di smaltimento e recupero sono definiti sia nelle norme europee che in quelle nazionali: nella Direttiva Europea 2008/98/CE e, l'Italia, nel D.lgs. 205/2010 che ha modificato l’art.183 del D.lgs.152 del 2006

In generale la normativa definisce azioni di recupero “qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione, o di prepararli ad assolvere tale funzione, all'interno dell'impianto o nell'economia in generale”.

Le attività di recupero sono suddivise in attività di recupero di materia ed attività di recupero di energia e sono definite nel D.lgs. 152/06, allegato C:

  • R1: utilizzazione principale come combustibile o altro mezzo per produrre energia

  • R2: rigenerazione/recupero di solventi

  • R3: riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche)

  • R4: riciclo/recupero dei metalli o dei composti metallici

  • R5: riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche

  • R6: rigenerazione degli acidi o delle basi

  • R7: recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti

  • R8: recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori

  • R9: rigenerazione o altri reimpieghi degli oli

  • R10: spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura

  • R11: utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10

  • R12: scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R1 a R11

  • R13: messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)

 

Le attività di smaltimento dei rifiuti sono definite dall'allegato B alla parte IV del D.Lgs.152/06:

  • D1: Deposito sul o nel suolo (a esempio discarica)

  • D2: Trattamento in ambiente terrestre (a esempio biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli)

  • D3: Iniezioni in profondità (a esempio iniezioni dei rifiuti pompabili in pozzi. In cupole saline o faglie geologiche naturali)

  • D4: Lagunaggio (a esempio scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune, ecc.)

  • D5: Messa in discarica specialmente allestita (a esempio sistematizzazione in alveoli stagni separati, ricoperti o isolati gli uni dagli altri e dall'ambiente)

  • D6: Scarico dei rifiuti solidi nell'ambiente idrico eccetto l'immersione

  • D7: Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino

  • D8: Trattamento biologico non specificato altrove nel presente allegato, che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12

  • D9: Trattamento fisico-chimico non specificato altrove nel presente allegato che dia origine a composti o a miscugli eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12 (a esempio evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.)

  • D10: Incenerimento a terra

  • D11: Incenerimento in mare

  • D12: Deposito permanente (a esempio sistemazione di contenitori in una miniera, ecc.)

  • D13: Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D12

  • D14: Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D13

  • D15: Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)

Fonti:
Stefano Maglia, Le “nuove” nozioni di recupero e smaltimento rifiuti,  tuttoambiente.it,
Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008,
Direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018,  eur-lex.europa.eu 
D.Lgs. 152/06  Testo unico Ambiente, gazzettaufficiale.it

 

Le 4 R del riciclo

Riduzione, riutilizzo, riciclaggio, recupero sono anche chiamate le “4 R del riciclo dei rifiuti”. Queste azioni sono e servono per:

Riduzione: comprende tutte quelle azioni volte ad evitare che i rifiuti siano prodotti. Alcuni esempi sono: la riduzione degli spessori di un contenitore, minimizzazione degli imballaggi, scelta di tipologie di imballaggi facilmente riciclabili azioni che iniziano con la progettazione dei beni. Rientrano nella categoria delle azioni di azioni di riduzione (o prevenzione) dei rifiuti anche la vendita di prodotti sfusi con il riutilizzo dello stesso contenitore più volte.

Riutilizzo: comprende tutte quelle azioni in cui il bene o componenti del bene sono riutilizzate per lo stesso scopo per cui erano nate. Alcuni esempi sono il riutilizzo di abiti di un bambino cresciuto per il fratello minore, l'utilizzo infinito dei contenitori del vuoto a rendere, il riutilizzo di componenti elettroniche derivanti da smontaggio di un bene non riparabile in altri beni.

Riciclaggio: recupero di un materiale per riutilizzarlo dopo averlo lavorato e trasformato facendolo diventare materia prima seconda. Esempi di questa azione sono il riciclo degli scarti di lavorazione, il classico riciclo dei materiali raccolti con la raccolta differenziata, l'uso di segatura e scarti di lavorazione delle segherie per produrre pellet da usare come lettiere per animali o pannelli di legno.

Recupero: comprende tutte quelle azioni il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti sostituire altri materiali vergini e svolgere un ruolo utile. Alcuni esempi di questo sono la rigenerazione o altri impieghi degli oli, l'utilizzo dei materiali come combustibile, le lavorazioni rifiuti da costruzione e demolizione per trasformarli in altri materiali (es come sottofondi stradali o di sentieri).

La Raccolta Differenziata: la “Quinta R”

La Raccolta Differenziata viene definita anche la 5°R perché è l'operazione base necessaria per poter separare le diverse frazioni dei rifiuti e quindi poter effettuare le operazioni di riutilizzo, riciclaggio, recupero dei rifiuti. Una raccolta differenziata di qualità permette di raccogliere materiali senza impurità (elementi di composizione estranei rispetto alla tipologia di rifiuto raccolto). Alla base di una buona raccolta differenziata c'è il coinvolgimento e la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti nel processo: amministrazioni pubbliche, cittadini, imprese.
 

Il ruolo dei cittadini nella raccolta differenziata

I cittadini sono tra gli attori principali nella filiera della raccolta differenziata, dalle loro azioni dipende sia la riduzione alla fonte dei rifiuti che la qualità dei materiali differenziati raccolti e quindi un loro facile ed economico avvio alle procedure di riciclo.

Nella fase di prevenzione e riduzione alla fonte dei rifiuti il cittadino è attore attraverso le scelte d'acquisto. Preferire un bene progettato e prodotto con i principi dell'economia circolare (quindi bene con riduzione al minimo degli imballaggi, costituito da materiali e componenti facili da riciclare, facile ed economico da aggiustare in caso di rottura, duraturo) rispetto ad un prodotto tradizionale, ma anche il preferire in genere l'uso di beni riutilizzabili anziché usa e getta, significa generare meno rifiuti. Azioni di prevenzione/ riduzione dei rifiuti sono anche: la scelta di vendere o donare un bene non più necessario anziché destinarlo a smaltimento, la scelta di acquistare un bene usato o rigenerato, di condividerne l'uso, di ripararlo anziché gettarlo, di utilizzare per il trasporto di beni imballaggi riutilizzabili al posto di quelli usa e getta.

A livello domestico una raccolta differenziata attenta e precisa determina la qualità del rifiuto urbano differenziato raccolto (che dipende dalla quantità di materiali estranei nella raccolta) e quindi l'avvio al riciclo piuttosto che al recupero per fini energetici o lo smaltimento in discarica. La raccolta separata dei rifiuti organici ed il loro successivo avvio a compostaggio domestico, di comunità o in impianto è un'azione appartenetene a questa categoria.
 

Benefici della raccolta differenziata e della trasformazione dei rifiuti organici

La frazione organica rappresenta oltre il 34%2 dei rifiuti urbani raccolti in Europa: una componente importante che se ben gestita ha elevate potenzialità con benefici sia a livello ambientale che economico e sociale.

La filiera della raccolta e trasformazione della frazione organica è:

  • Flessibile: in quanto può essere trattata sia a livello industriale che a livello di comunità;

  • genera benefici ambientali (riduzione dei rifiuti da smaltire in discarica, biogas (energia rinnovabile), compost (utilizzabile sia come fertilizzante in agrumicoltura che come coadiuvante per riparare suoli degradati contribuendo a mitigare il fenomeno di desertificazione, possibilità di gestire le filiere di raccolta, trasformazione uso del prodotto finale a livello locale riducendo le emissioni inquinanti delle filiere;

  • genera benefici sociali: creazione di posti di lavoro nella filiera, la dove sono state organizzate esperienze di compostaggio di comunità la pratica ha favorito le interazioni e la collaborazione tra i componenti della realtà locale.

Nell'Unione Europea la raccolta differenzia della frazione organica diventerà obbligatoria a partire dalla fine del 2023 (Direttiva 2018/851), obbligo anticipato al 31 dicembre 2022 in Italia con l’approvazione del D.lgs. 11/20) tuttavia da diversi anni l'Unione è promotrice e finanziatrice di progetti per favorire l'innovazione dei trattamenti e delle filiere di raccolta trasformazione di questi rifiuti.

La filiera di raccolta, trasformazione ed utilizzo dei prodotti finali (compost e biogas) dei fiuti organici è un esempio concreto di economica circolare.

Figura 2) Rifiuti organici ed economia circolare, fonte rapporto Bio-waste in Europe
 

La frazione Organica dei rifiuti

La Frazione Organica dei Rifiuti Urbani è la parte costituita da materiali di origine organica dei rifiuti ed è composta da:

  • umido ovvero dai rifiuti organici provenienti dalle cucine e dalle mense

  • rifiuti biodegradabili provenienti dalla manutenzione di giardini, parchi pubblici e privati ed aree verdi urbane

  • rifiuti avviati al compostaggio domestico

  • rifiuti provenienti dai mercati 

Fonti:
Gianfranco Amendola, D.lgs. n. 116/2020 e rifiuti organici: cosa cambia e cosa resta,  osservatorioagromafie.it
ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani 2021 (dati 2020),  isprambiente.gov.it, 2021,


Prevenzione, riciclo, riutilizzo del rifiuto organico
 

Prevenzione

La prevenzione della produzione dei rifiuti è l'operazione considerata più importante nella gerarchia dei rifiuti della direttiva 2008/98/CE. Ridurre gli sprechi alimentari alla fonte rappresenta quindi una priorità. Le misure adottate in merito sono principalmente:

  • campagne di informazione volte a dare consapevolezza della lotta allo spreco alimentare;

  • la redistribuzione del cibo attraverso l’utilizzo di piattaforme;

  • l’incremento delle vendite di cibo in fase di scadenza o non perfetto dal punto di vista estetico.


Riciclo

Tre sono i sistemi di trattamento dei rifiuti organici attualmente maggiormente diffusi:

  • il compostaggio (trattamento in presenza di ossigeno),

  • la digestione anaerobica (in assenza di ossigeno).

  • Trattamento integrato aerobico/anaerobico.

 Attraverso la ricerca si stanno sviluppando altre tecnologie di trasformazione.

Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA anno 2022 (dati 2021 le percentuali di rifiuti per tipo di trattamento sono così suddivise:

  • Compostaggio 47,6%

  • digestione anaerobica 4,8%

  • Trattamento integrato aerobico/anaerobico 47,6%

In genere i benefici in termini ambientali ed economici dei diversi trattamenti dipendono notevolmente dalle condizioni locali, come densità di popolazione, infrastrutture e clima e dai mercati per i prodotti associati (energia e compost).

Il tipo di trattamento scelto dipende dalla composizione dei rifiuti organici e dalle caratteristiche dei sistemi di raccolta differenziata, si può affermare, tuttavia, che la digestione anaerobica fornisca maggiori benefici ambientali. Quest’ultima ha il vantaggio che è in grado di generare biogas, risultando una fonte di energia rinnovabile.

Il compostaggio può essere effettuato sia in impianti di tipo industriale che su scala locale dai singoli utenti, nei giardini ed orti, o in mini impianti condivisi a livello di quartiere o di piccolo centro abitato. Quest'ultima pratica viene chiamata compostaggio di comunità o prossimità, negli ultimi anni è sempre più diffusa soprattutto nelle isole o nei piccoli borghi montani. Il vantaggio è che il rifiuto umido viene trasformato in compost e poi riutilizzato nel luogo in cui viene prodotto. Si evita quindi la fase di trasporto verso gli impianti di trattamento industriale che per questi luoghi rappresenta un problema di mezzi ed ha costi elevati.

Il processo di compostaggio avviene sia in compostiere tradizionali che in piccoli impianti elettromeccanici appositamente studiati.

La pratica del compostaggio di comunità oltre a benefici ambientali produce benefici sociali in quanto favorisce le relazioni di vicinato tra le persone coinvolte nella struttura solitamente autogestita dai membri dalla comunità in cui è inserita.
 

Riutilizzo

Per chiudere il cerchio delle filiere, il compost e il digestato dovrebbero essere di buona qualità in modo da garantire la produzione di un compost o un digestato di qualità in grado di apportare nutrienti, azoto minerale, fosforo e potassio ai terreni depauperati, migliorandone la capacità di trattenere l’acqua e nutrienti, oltre che quella di stoccare carbonio, rendendolo più fertile. Questo può essere fatto solo separando i rifiuti organici all’origine e controllando la filiera in modo da avere nel raccolto meno materiali non compostabili (scarti come plastiche, metalli, vetro) possibili.
 

Il processo di compostaggio

Il compostaggio è un processo biologico che avviene in presenza di ossigeno (aerobico) nel corso del quale i micro organismi presenti nell'ambiente trasformano, degradandola, la sostanza organica.

I microorganismi traggono energia per i loro processi metabolici dando origine ad una serie di reazioni biochimiche che generano come prodotti acqua, anidride carbonica, sali minerali e sostanza organica stabilizzata ricca di humus ovvero il compost. E' un processo che avviene spontaneamente in natura ma negli impianti i tempi del processo vengono diminuiti.

Principalmente in un impianto abbiamo tre fasi:

Miscelazione: il materiale in ingresso viene selezionato e miscelato in modo da raggiungere il giusto grado di ossigenazione per l’inizio dell’attività di trasformazione.  

Biossidazione: i microrganismi degradano la frazione organica immediatamente assimilabile (zuccheri, amminoacidi, ecc) in composti semplici quali CO2, H2O e sali minerali generando un forte aumento di calore con temperature tra 60-65°C

Maturazione o umificazione: in questa fase i primi processi biologici rallentano, la temperatura inizia a scendere fino a 40-35°C, la frazione organica più facilmente attaccabile dai microorganismi è diminuita. In questa fase cambiano anche i microrganismi presenti ed attivi nel processo. La trasformazione continua portando alla formazione di sostanze umide derivanti dalla polimerizzazione ossidativa di acidi fenolici e fenoli, tannini e polifenoli.

Durante il processo di compostaggio il volume della biomassa iniziale viene ridotto di un quarto o metà. La perdita di volume è dovuta: all’evaporazione dell’acqua, alla perdita di CO2, alla riduzione della pezzatura del materiale.

Fonti: 
Veneto Agricoltura, Progetto Compost, 2008
 

Normativa e linee guida
 

Normativa europea

La Direttiva 2008/98/CE è la direttiva di riferimento sui rifiuti in Europa. Nacque con lo scopo di dare un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti nell’Unione Europea. L'obiettivo fu di creare un sistema di gestione in grado di favorire la protezione dell’ambiente e la salute umana, attraverso adeguate tecniche di gestione, riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti, non che ridurre le pressioni sulle risorse e migliorarne il loro utilizzo.

Come già anticipato nei paragrafi precedenti, la direttiva stabilisce l'ordine di priorità delle azioni nei processi di gestione dei rifiuti che dovrà essere seguita nel nostro continente (Prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero (incluso il recupero per fini energetici), smaltimento.

Inoltre:

  • Fornisce una serie di definizioni, come: la responsabilità estesa del produttore, la distinzione tra rifiuti e sottoprodotti, l'obbligo per gli stati membri di predisporre piani di gestione e programmi di prevenzione dei rifiuti, condizioni per la gestione di particolari rifiuti (rifiuti Pericolosi, oli usati, rifiuti organici,  rifiuti radioattivi, acque di scarico etc.).

  • Definisce un primo set di obiettivi di riciclaggio e di recupero da raggiungere.

Con l'introduzione del pacchetto sull'economia circolare la direttiva la direttiva 2008/98/CE è stata modificata dalla direttiva 2018/851. Sono stati introdotti i principi del pacchetto nella gestione dei rifiuti consolidando l'importanza della gerarchia di gestione dei rifiuti nell'economia circolare.

La direttiva inoltre:  

  • introduce nuovi obiettivi per il riciclaggio dei rifiuti urbani: entro il 2025, almeno il 55 % dei rifiuti urbani in peso dovrà essere riciclato che salirà al 60 % entro il 2030 e al 65 % entro il 2035;

  •  introduce l'obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili, dei rifiuti pericolosi generati dalle famiglie e dei rifiuti organici;

  • propone la creazione di incentivi per applicare la gerarchia dei rifiuti, quali ad esempio gli oneri per il conferimento in discarica e l’incenerimento e i sistemi di pagamento in base al consumo.

Il quadro normativo dei rifiuti in Europa è completato anche dalle anche da:

Decisione di esecuzione (UE) 2019/1004 della Commissione, del 7 giugno 2019, che stabilisce le regole per il calcolo, la verifica e la comunicazione dei dati sui rifiuti a norma della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione di esecuzione C(2012) 2384 della Commissione (GU L 163 del 20.6.2019, pag. 66);

Direttiva (UE) 2015/1127 della Commissione, del 10 luglio 2015, che sostituisce l’allegato II della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive (GU L 184 dell’11.7.2015, pag. 13);

Decisione 2000/532/CE della Commissione, del 3 maggio 2000, che sostituisce la decisione 94/3/CE che istituisce un elenco di rifiuti conformemente all’articolo 1, lettera a), della direttiva 75/442/CEE del Consiglio relativa ai rifiuti e la decisione 94/904/CE del Consiglio che istituisce un elenco di rifiuti pericolosi ai sensi dell’articolo 1, paragrafo 4, della direttiva 91/689/CEE del Consiglio relativa ai rifiuti pericolosi (GU L 226 del 6.9.2000, pag. 3).

La gestione dei rifiuti organici ed il compostaggio sono regolamentati da diversi atti normativi dell’UE sui temi del riciclo dei rifiuti, dell'economia circolare e dei fertilizzanti.  

In base alle direttive comunitarie gli stati europei:

  •  entro il 31 dicembre 2023 dovranno provvedere alla raccolta separata di questa frazione;

  • possono consentire che i rifiuti aventi analoghe proprietà di biodegradabilità e compostabilità derivanti da imballaggi siano raccolti insieme ai rifiuti organici;

  • Dovranno incoraggiare il riciclo, compresi il compostaggio e la digestione, dei rifiuti organici, in modo da rispettare un livello elevato di protezione dell’ambiente e che dia luogo a un output di elevata qualità;

  • incoraggiare il compostaggio domestico;

  • promuovere l’utilizzo dei materiali derivanti dal trattamento dei rifiuti organici.

Fonti: 
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo relativa alle prossime misure in materia di gestione dei rifiuti organici nell’Unione europea SEC(2010)577,  eur-lex.europa.eu,

 

Normativa Italiana 

La gestione dei rifiuti nella normativa italiana ha come base di riferimento la parte quarta del D.lgs. 152/2006 Norme in materia di rifiuti.  Tale norma si è evoluta nel tempo recependo progressivamente la normativa europea in materia di rifiuti e di economia circolare.

Tra i principali aggiornamenti il D.lgs. 3/9/2020 n 116 che attuata la Direttiva 2018/851, “che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e attuazione della direttiva (UE) 2018/852 che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio”. Completano le indicazioni contenute nel testo unico pacchetti normativi finalizzati a disciplinate diverse frazioni di rifiuto ed attività di recupero riciclo e smaltimento.

Come nel contesto europeo anche nel nostro paese i rifiuti organici, il compostaggio ed il compost sono materia di diversi atti normativi del settore rifiuti economia circolare e fertilizzanti.

Il tema dei rifiuti organici nel dettaglio è trattato dall’articolo 182 ter del D.lgs.152/2006 che:

  • promuove il riciclaggio dei rifiuti organici, compresi il compostaggio e la digestione, in modo da rispettare un elevato livello di protezione dell'ambiente e che dia luogo ad un prodotto in uscita di elevata qualità. L'utilizzo di quest'ultimo in agricoltura è consentito solamente per i prodotti in uscita dagli impianti conformi alla normativa vigente sui fertilizzanti;

  • pone l'obbligo della raccolta differenziata dell'organico entro il 31 dicembre 2021 (tuttavia dai dati ISPRA già alla fine del 2020 la raccolta sparta di questa frazione ha interessato oltre il 90% della popolazione);

  • Introduce il concetto di compostaggio sul luogo di produzione che comprende oltre all'auto compostaggio anche il compostaggio di comunità. Questa pratica in particolare dovrà essere in particolare sostenuta e promossa a livello locale assieme all'utilizzo dei materiali ottenuti dal riciclaggio dei rifiuti organici;

  •  dà la possibilità di raccoglie assieme ai rifiuti organici imballaggi che ne hanno analoghe proprietà di biodegradabilità e compostabilità e che rispettino determinati criteri,  per questi ultimi ne introduce anche l'obbligo di tracciabilità entro il 31 dicembre 2023 al fine di poterli distinguere e separare dalle plastiche convenzionali negli impianti di selezione dei rifiuti e negli impianti di riciclo organico.

Per quanto riguarda la qualità del compost in uscita impianti la prassi di riferimento è dettata dalla norma UNI/PdR 123:2021 “Metodo di prova per la determinazione della qualità del rifiuto organico da recuperare attraverso i processi di digestione anaerobica e compostaggio” ed è stata definita da UNI Ente italiano di Normazione in collaborazione con il Consorzio Italiano Compostatori (CIC).

La nuova UNI/PdR 123:2021 specifica i procedimenti analitici per determinare:

  • la qualità del rifiuto organico derivante da raccolta differenziata da avviare ad operazioni di recupero attraverso digestione anaerobica e compostaggio;

  • il numero e tipo di manufatti a perdere utilizzati per il conferimento del rifiuto organico da parte dell’utenza;

  • il numero minimo di analisi merceologiche da effettuare per un impianto di compostaggio o di digestione anaerobica industriali sulla base dei rifiuti trattati annualmente;

  • il numero minimo di analisi da effettuare per un Comune o per un Gestore del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti organici sulla base della popolazione residente.

Le linee guida forniscono anche le indicazioni sulla strumentazione necessaria per l’esecuzione delle analisi, per la preparazione del campione, le procedure da seguire per l’analisi della determinazione del grado di impurità e sulla programmazione/pianificazione delle verifiche periodiche.

Per quanto riguarda il compostaggio di comunità i riferimenti normativi sono:

  • La nota del Ministero dell'Ambiente del 7 marzo 2019 numero 004223 in risposta a dei quesiti posti dalla regione Lombardia;

  • Il Decreto del Ministero per l'Ambiente del 29 dicembre 2016 n 266 Regolamento recante i criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per il compostaggio di comunità' di rifiuti organici ai sensi dell'articolo 180, comma 1-octies, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, così come introdotto dall'articolo 38 della legge 28 dicembre 2015, n. 221. (17G00029) (GU Serie Generale n.45 del 23-02-2017) https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/02/23/17G00029/sg

Fonti:
Decreto Legislativo 3 settembre 2020, n. 116 Attuazione della direttiva (UE) 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e attuazione della direttiva (UE) 2018/852 che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. (20G00135), gazzettaufficiale.it
Decreto del ministero per l'ambiente del 29 dicembre 2016 n 266 Regolamento recante i criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per il compostaggio di comunità' di rifiuti organici ai sensi dell'articolo 180, comma 1-octies, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, cosi' come introdotto dall'articolo 38 della legge 28 dicembre 2015, n. 221. (17G00029)
Stefano Maglia, Alessandra Corrù, Rifiuti organici: quali novità dopo il D.L.vo 116/2020?,  tuttoambiente.it, 2020
Decreto del Ministero per l'Ambiente del 29 dicembre 2016 n 266 Regolamento recante i criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per il compostaggio di comunità' di rifiuti organici ai sensi dell'articolo 180, comma 1-octies, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, cosi' come introdotto dall'articolo 38 della legge 28 dicembre 2015, n. 221. (17G00029) (GU Serie Generale n.45 del 23-02-2017)

 

Scelte di gestione a fronte dell'emergenza COVID-19

Il virus COVID-19 e la sua pericolosità hanno influenzato nei mesi della pandemia a partire dal marzo 2020 anche il sistema della raccolta differenziata. Diverse sono state le scelte di gestione dei legislatori italiani supportate dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) modificate con il progredire delle conoscenze sulla trasmissione del virus. Ad inizio pandemia la scelta fù di interrompere la raccolta differenziata per i nuclei familiari dove erano presenti soggetti positivi al virus facendo conferire tutti i rifiuti urbani prodotti nei rifiuti indifferenziati. Le indicazioni più recenti risalgono allo scorso 8 marzo 2022. L'obiettivo delle indicazioni è quello di garantire la sicurezza in ambito domestico e della salute degli operatori ecologici addetti alla raccolta dei rifiuti.

Nelle raccomandazioni dell'ISS vengono individuati due insiemi di rifiuti urbani:

  1. Rifiuti urbani provenienti da abitazioni nelle quali siano presenti soggetti positivi al COVID-19;

  2. Rifiuti urbani provenienti da abitazioni nelle quali non siano presenti soggetti positivi.

Nel primo caso, presenza nel nucleo di soggetti positivi al virus, le raccomandazioni sono di mantenere la raccolta differenziata ma di conferire i rifiuti in almeno due sacchetti, uno dentro l’altro della stessa tipologia prevista per la frazione raccolta, o in numero maggiore a seconda della loro resistenza meccanica. Per i rifiuti come fazzoletti di carta, carta in rotoli, mascherine e guanti, tamponi per test per autodiagnosi Covid-19, ecc. dovranno essere posti in una busta separata e chiusa, prima di essere inseriti nel sacco dei rifiuti indifferenziati. Dovranno inoltre essere adottate le misure di precauzione per evitare la contaminazione esterna degli involucri e di altri rifiuti.

Nel caso in cui nel nucleo familiare non ci siano soggetti positivi al COVID-19 valgono le indicazioni per la raccolta differenziata del gestore locale con l'attenzione di smaltire nei rifiuti indifferenziati, a scopo cautelativo, fazzoletti di carta, carta in rotoli, mascherine e guanti, tamponi per test per autodiagnosi COVID-19 eventualmente utilizzati.

Nelle linee guida sono contenute anche indicazioni di sicurezza per gli operatori e le aziende addette alla raccolta ed al trattamento dei rifiuti.

Durante la pandemia diversi sono stati gli studi anche relativi al cambiamento nella produzione dei rifiuti ed agli impatti della pandemia sull'ambiente. In generale è stato riscontrato si a livello europeo che nazionale un aumento dei rifiuti di plastica e indifferenziati legati al maggiore uso di prodotti usa e getta, mascherine, guanti, contenitori per alimenti, imballaggi protettivi per le merci. Nei rapporti prodotti dall'Agenzia Europea per l'Ambiente emerge la necessità di ripensare alle pratiche di produzione, consumo e gestione dei rifiuti di plastica monouso in Europa.

Fonti: 
 


Rifiuti organici in Europa ed in Italia: analisi dei dati
 

Rifiuti organici in Europa

Secondo i dati contenuti nel rapporto Bio-waste in Europe e riferiti all'anno 2017 (Europa 28 Paesi) i rifiuti urbani biologici ammontano a 168 kg/abitante (34% circa del totale dei rifiuti urbani prodotti che sono pari a 488 kg/abitante). Derivano principalmente da:

  • scarti cibo (100 kg/abitante),

  • manutenzione verde - giardini (59 kg/abitante),

  • altre fonti 9 kg/abitante.

Sono raccolti nell'insieme dei rifiuti urbani misti (97 kg/abitante) o separatamente attraverso un flusso proprio (71 kg/abitante).

I rifiuti organici riciclati nel 2020 in media in Europa sono pari a 90 kg/abitante.

Il Rapporto Bio-waste in Europe sottolinea anche come all'interno dell'Unione esistano forti differenze tra le quantità di rifiuti organici raccolte nei diversi stati membri. Per superare queste differenze è necessaria una politica sui rifiuti coordinata, che comprenda la strategia sui rifiuti organici insieme a strategie per il raggiungimento dei valori dell’economia circolare.

Figura 3) Rifiuti biologici e raccolta differenziata: quantità rispetto ai rifiuti urbani prodotti e tipologia di raccolta, fonte rapporto Bio-waste in Europe


Il rapporto Bio-waste in Europe

Nel luglio 2020 l'Agenzia Europea per l'Ambiente ha pubblicato il rapporto “Bio-waste in Europe — turning challenges into opportunities” (Rifiuti organici in Europa: trasformare le sfide in opportunità), che analizza lo stato fatto e il potenziale di  circolarità di questo flusso di rifiuti. Il report si rivolge in particolare agli amministratori, fornendo le basi della conoscenza in questo ambito e supportando l’implementazione dei processi di gestione di questi rifiuti con lo scambio di esperienze e buone pratiche.

La prima parte del Rapporto evidenzia l’importanza di una corretta gestione dei rifiuti organici: Il riciclaggio dei rifiuti organici costituisce la chiave per il raggiungimento dell'obiettivo dell'Unione Europea di riciclare il 65% dei rifiuti urbani entro il 2035 e prosegue con una panoramica sugli attuali sistemi di raccolta e trattamento dei rifiuti organici, seguita da un approfondimento sullo spreco alimentare, costituente circa il 60% del totale dei rifiuti organici prodotti in Europa, con la descrizione delle politiche e delle principali azioni di prevenzione adottate per il contenimento dello stesso. 

Secondo l'AEA “la prevenzione degli sprechi alimentari potrebbe ridurre considerevolmente gli impatti ambientali della produzione, trasformazione e trasporto degli alimenti, con maggiori benefici rispetto a quelli derivanti dal riciclaggio dei rifiuti alimentari, che resta comunque una strategia necessaria ed importante”3. Secondo le stime contenute nel rapporto in futuro potrebbero essere riciclati trasformandoli in fertilizzante molti più rifiuti organici rispetto ad oggi ottenendo un prodotto di alta qualità in grado di migliorerà la qualità del suolo, oltre a produrre biogas.

Dal punto di vista dei trattamenti il compostaggio è il metodo più diffuso di gestione dei rifiuti organici,  la digestione anaerobica con produzione di biogas sta tuttavia aumentando.

Nell'ultimo capitolo il rapporto analizza nuove tecnologie alternative volte a valorizzare i rifiuti organici.

 


Rifiuti organici in Italia: i dati del rapporto rifiuti urbani ISPRA

Secondo i dati contenuti nel Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA edizione 2022 riferiti all'anno 2021 la frazione organica raccolta è pari a 7.387,20 tonnellate ovvero 125,2 kg/abitante*anno e rappresenta il 39% del totale dei rifiuti raccolti attraverso la raccolta differenziata (primo materiale raccolto in peso seguito da carta e cartone - 19,1% ,  vetro -11,9% e plastica  8,8%).

L'analisi merceologica evidenzia le seguenti fonti dei rifiuti:

  • umido ovvero dai rifiuti organici provenienti dalle cucine e dalle mense 69,6% (5,1 milioni di tonnellate)

  • rifiuti biodegradabili provenienti dalla manutenzione di giardini, parchi pubblici e privati ed aree verdi urbane 26,1% (1,9 milioni di tonnellate)

  • rifiuti avviati al compostaggio domestico 3,6% (265 mila tonnellate)

  • rifiuti provenienti dai mercati 0,7% (circa 51 mila tonnellate).

 

Innovazione per l'economia circolare: progetti europei

Nonostante l'obbligo di raccolta dei rifiuti organici in Europa scatterà dal 2023 da diversi anni l'Unione finanza progetti di ricerca volti a migliorare i sistemi di raccolta e le tecnologie di questa tipologia di rifiuti e soprattutto a creare filiere a su scala locale che possano portare benefici ambientali ma anche sociali rendendo le città sempre più circolari. Tra i più recenti il progetto DECISIVE ed il progetto BIOCIRCULARCITIES.

Il progetto DECISIVE

Il progetto DECISIVE finanziato dall’UE, sviluppa soluzioni decentralizzate per la gestione dei rifiuti organici. In particolare si propone di sviluppare e dimostrare uno schema di gestione decentralizzato per la valorizzazione innovativa dei rifiuti organici urbani attraverso la digestione anaerobica su micro scala (AD) e la fermentazione allo stato solido (SSF) all'interno delle aree urbane e periurbane. Questi piccoli impianti hanno una capacità di trattamento annua compresa tra 50 e 200 t/anno, i rifiuti in entrata non hanno bisogno di pretrattamento. Necessità però di rifiuti organici puliti, raccolti alla fonte con il minor numero possibile di impurità e la necessità di identificare un percorso di recupero per la frazione liquida del digestato prima di impostare la micro -Unità AD.

I sottoprodotti derivanti da DECISIVE sono:

  • Biopesticidi: i solidi stabilizzati con proprietà biopesticidi potranno essere utilizzati direttamente nei terreni sia come ammendanti organici che come biopesticidi. Questi prodotti potranno essere estratti anche dai solidi fermentati e utilizzati direttamente come estratto liquido (biopesticida liquido, di facile applicazione e adatto alle colture idroponiche). Queste sostanze potranno essere usate nell'agricoltura locale o negli orti urbani.

  • Enzimi: Si possono ottenere come estratti grezzi e più o meno purificati a seconda dell'uso. Potranno essere usati a livello locale in attività che producono prodotti per la pulizia; nei processi di biorisanamento, in settori specifici come l'industria della pelle. Gli estratti grezzi potranno essere utilizzati anche per migliorare il processo di AD.

  • Biotensioattivi: verranno estratti e purificati fino a ottenere un prodotto puro. Questo processo può essere eseguito con acqua e membrane per evitare l'utilizzo di solventi organici. I prodotti potranno essere utilizzati nelle industrie locali per prodotti per la pulizia e cosmetici.

  • Bioetanolo: l'etanolo sarà recuperato per distillazione ed usato localmente come combustibile o solvente nelle industrie locali.

L'originalità di DECISIVE sarà quella di trasformare i flussi organici ed energetici in un circuito chiuso attraverso soluzioni tecnologiche per la creazione di un'economia circolare rigenerativa basata sulla gestione dei rifiuti organici. Sviluppando tali sistemi, mira anche a rafforzare il coinvolgimento dei cittadini e l'occupazione locale. Valuterà l'impatto di questi cambiamenti sulla prevenzione dei rifiuti e sulla selezione alla fonte di alta qualità di altri materiali preziosi presenti nel flusso dei rifiuti urbani. Si concentrerà anche sulla creazione di sinergie con le fattorie periurbane e urbane attraverso l'uso dei bioprodotti ottenuti per migliorare la produzione alimentare locale.

 

Il progetto BIOCIRCULARCITIES

Il progetto BIOCIRCULARCITIES è concepito per aiutare a identificare e sviluppare quadri normativi e programmi di lavoro innovativi e completi che siano ben allineati con i principi della bioeconomia circolare.  Si concentrerà, appunto, sulle interazioni tra l'economia circolare e la bioeconomia utilizzando approfondimenti derivati da processi partecipativi multi-stakeholder. 

In particolare saranno sviluppati modelli innovativi per la raccolta e il trattamento dei rifiuti organici nei centri urbani per una gestione efficiente e sostenibile finalizzata anche alla realizzazione di bioprodotti ad alto valore aggiunto. Seguirà un approccio partecipativo, stimolando la collaborazione tra tutti gli attori della filiera dei rifiuti organici e coinvolgendo i 4 segmenti della "quadrupla elica" (industria, scienza, società civile e politica) con eventi, iniziative e living lab, per promuovere la ‘conoscenza collaborativa’ necessaria a mappare potenzialità normative e di mercato e favorire lo sviluppo dell’economia circolare urbana.

Obiettivi BIOCIRCULARCITIES:

  • Identificare e analizzare le filiere dei rifiuti organici nelle aree pilota urbane per identificare le aree di potenziale miglioramento al fine di renderle più in linea con i principi dell'economia circolare.

  • Identificare le migliori pratiche esistenti nella bioeconomia circolare. 

  • Esaminare l'attuale panorama politico nazionale e regionale e le normative e gli strumenti politici imminenti sulla bioeconomia circolare per identificare opportunità normative e la cune del sistema;

  • Sviluppare un piano di comunicazione e divulgazione e un processo per il coinvolgimento degli stakeholder,

  • Sviluppare strumenti proattivi e raccomandazioni per contribuire all'attuazione della bioeconomia circolare. Ciò includerà proposte di misure politiche e soluzioni innovative. 

  • Creare  un business plan per sfruttare i risultati del progetto per la bioeconomia.

Fonti:
Progetto DECISIVE
Progetto BIOCIRCULARCITIES
Cordis, Le economie circolari localizzate per riciclare i rifiuti organici urbani potrebbero avere un impatto globale, cordis.europa.eu,

 

Note: 
Recepita in Italia dall'art 179 del D.lgs. 03/04/2006 n° 152 (Codice dell'Ambiente)
Fonte: rapporto Bio-waste in Europe
Fonte: rapporto Bio-waste in Europe