L’ECONOMIA CIRCOLARE SOTTO I RIFLETTORI DEI SOCIAL INFLUENCER
Non di sole leggi, alta finanza e preghiere vive l’economia circolare. A volte lo si dà per scontato, eppure la transizione ad un modello a ciclo chiuso ha bisogno anche degli influencer.
Vere e proprie figure professionali difficilmente inquadrabili in un unico modello, gli influencer popolano social network come Instagram, Linkedin, Twitter con community di decine di migliaia (e a volte milioni) di followers.
Esperte comunicatrici e comunicatori in bilico costante tra divulgazione e marketing, sanno coinvolgere, spingere o deviare i consumi delle masse, ma anche ispirare e mostrare la via della rinuncia e dell’abbandono del vecchio modello di economia lineare a funzionari pubblici, dirigenti e amministratori delegati.
Il trucco sta, in fondo, nel capire e ingaggiare il proprio target; le aziende lo sanno e li cercano. E se è vero che il greenwashing è dietro l’angolo è altrettanto vero che nel terzo millennio essere influencer significa soprattutto eco-alfabetizzare se stessi, prima ancora dei propri seguaci, per essere filtro e non cassa di risonanza di strategie di comunicazione ingannevoli.
Se ora siete curiosi di scoprire le responsabilità di questa nuova professione, ecco a voi 5 influencer che si occupano di economia circolare in Europa.
Secondo The State Of Influencer Marketing Report 2023, rapporto curato Influencer Marketing Hub, quest’anno il settore dell’Influencer Marketing è destinato a crescere fino 21,1 miliardi di dollari nel 2023.
LADEJA GODINA KOŠIR
Il perché lo racconta in esclusiva per Ecomondo Ladeja Godina Košir (+8400 follower su Linkedin), Founder and Executive Director di Circular Change e co-chair dell’European Circular Economy Stakeholder Platform (ECESP)
“Visto l'attuale sviluppo dei social media, possiamo davvero dire che ognuno di noi può essere un mezzo di informazione. Quello che trovo rilevante quando parliamo di influencer, prima di tutto, è che bisogna capire come includerli e integrarli, evitando di ignorare un fenomeno che ha sicuramente un forte impatto”
Per colmare il divario tra la consapevolezza della sfida climatica e l'azione individuale, in otto Paesi europei, ad esempio, è stato lanciato PSLifestyle, progetto Horizon 2020 che ha tra i propri partner proprio Circular Change e il Fondo per l’innovazione finlandese SITRA e che vedrà la nomina di alcuni influencer in qualità di ambassador.
“Oltre ai contenuti, è molto importante il tipo dei valori che gli influencer comunicano. La cosa più importante è passare dalle parole ai fatti, mostrando alle persone soluzioni concrete. Basta prediche sul cambiamento climatico e altre crisi. Questo non porta ad un coinvolgimento, perché come individui in quei discorsi non troviamo nulla che si rivolga a noi personalmente, alle nostre preoccupazioni, desideri o sogni. Per impegnarci dobbiamo poter tornare a immaginare il nostro futuro in maniera più concreta.”
PAROLA CHIAVE: mostrare una strada da percorrere. Del resto i social network, usati sapientemente, sono delle vetrine che permettono di affiancare, al classico marketing, attività di divulgazione e informazione.
CAMILLA MENDINI
“Quando nel 2016 ho deciso di passare da Youtube a Instagram, ho deciso di creare una community totalmente basata sulla sostenibilità, quindi non parlando più solo principalmente di moda sostenibile come facevo prima, ma aprendo in maniera olistica anche alle soluzioni adottabili nella vita di tutti i giorni, economia circolare inclusa”, spiega la divulgatrice e imprenditrice Camilla Mendini, username Carotilla (+102 mila follower su Instagram).
“Quando le prime aziende hanno iniziato a contattarmi, di fronte al rischio di greenwashing, era necessario distinguere quali fossero davvero le aziende che avevano davvero adottato il valore circolarità da quelle volevano utilizzare i social solo per farsi belli agli occhi dei clienti. Il mio approccio è sempre stato quello che ho da consumatrice. Non sono contro il consumo, ma credo in un consumo consapevole: quindi pochi acquisti, fatti con cognizione di causa, capendo come usare i prodotti, mantenerli al meglio allungando la loro vita.
Per me era ed è importante mostrare a chi mi segue anche aspetti più semplici come i vantaggi ambientali ed economici della scelta di prodotti ricondizionati o della convenienza di riparare a casa un vestito.”
BEA JOHNSON
In un panorama digitale, per sua natura senza confini, non mancano anche influencer e community per chi ha sposato, invece, il mantra zero-rifiuti. Principale esempio è Bea Johnson (+251mila seguaci su Instagram), definita dalla CNN come la madre dello stile di vita zero-waste è un’autrice franco americana, speaker and minimalist.
La trovate cercate digitando il nome utente zerowastehome, con contenuti che puntano a infrangere le false credenze associate allo stile di vita a zero rifiuti, “mostrando il risparmio di tempo e denaro che si ottiene aiutando il pianeta”.
HARALD FRIEDL
Come per Ladeja Godina Košir, su Linkedin – cioè la rete professionale più grande al mondo – potete trovare anche Harald Friedl (+30 mila follower).
Harald è uno dei più noti sostenitori dell’economia circolare europei nonché attivista, acceleratore dell’azione, imprenditore, mentore, e consulente. È stato Ceo di Circle Economy dal 2017 al 2020, un’organizzazione di impatto formata da 80 persone e con sede fuori Amsterdam, e cofondatore di Impact Hub Myanmar.
È un consulente esperto e uno dei più attivi promotori dell’innovazione circolare, lavora come acceleratore della transizione verso l’economia circolare per il governo austriaco e fa parte dell’High Level Climate Action Champion’s Team della COP27.
TERESA AGOVINO
E a proposito di consulenze e aziende... come ci racconta Teresa Agovino (+ 13,4 mila follower su Instagram) - consulente della UNWTO (World Tourism Organization) l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della promozione del turismo responsabile, sostenibile e universalmente accessibile – gli influencer più capaci di fiutare il greenwashing potrebbero presto ritagliarsi un ruolo di maggiore responsabilità.
“Nel momento in cui le aziende mi contattano, ovviamente dopo aver fatto un un'analisi approfondita e nel caso in cui queste non siano allineate con la mia filosofia di sostenibilità, quello che faccio è evitare di dire un no secco, declinando semplicemente la collaborazione nella campagna di marketing. Provo invece a dare una serie di consigli in stile consulenziale, ovviamente molto ridotti, altrimenti non sarebbe sostenibile né economicamente né in termini di tempo. Lo faccio per far capire rischi del greenwashing e sia eventualmente per indirizzarli verso delle politiche di sostenibilità più strutturate e più e più coscienziosa. E l'effetto di questa spinta gentile (nudge) che ho notato è duplice. Cioè, se l'azienda sta andando deliberatamente verso il greenwashing, magari ci ripensa. All’opposto, nel momento in cui l'azienda non sta volutamente facendo greenwashing, nel senso che semplicemente aveva affidato la gestione del progetto all’area marketing o comunicazione, magari inizia a pensare alla sostenibilità in maniera un po’ più olistica.”
In conclusione, se state leggendo questo articolo su uno smartphone o sul vostro pc e ancora non vi siete convinti dell’importanza degli influencer per l’economia circolare, vi pongo un ultimo dubbio amletico: è meglio influenzare predicando un modello di economia da Secolo Breve o essere influenzati?
Un articolo scritto da Emanuele Bompan e Giorgio Kaldor