La preparazione al riutilizzo è la seconda azione prevista dalla gerarchia dei rifiuti europea, si tratta di un settore complesso da studiare per la difficoltà di analizzare le diverse filiere che lo compongono. L’importanza gerarchica è connessa ai numerosi benefici per l'ambiente che comporta rappresentando un azione fondamentale nel contesto dell'economia circolare.


 

Riuso, preparazione per il riutilizzo e riciclo: definizioni e differenze.

Tutti i beni durevoli, finito un primo ciclo di uso, possono potenzialmente essere riavviati ad un nuovo ciclo se il loro stato d'usura non ne abbia compromesso definitivamente la funzionalità. Il termine del primo ciclo di uso non corrisponde quindi all’obsolescenza degli oggetti.

Ciò che determina lo status di rifiuto di un bene, che lo differenzia dal punto di vista normativo (di cui parleremo nel dettaglio più avanti), dallo lo stato di bene destinato al riuso non è quindi il livello di conservazione né la merceologia del bene durevole, ma l’eventuale intenzione di disfarsene di chi ha terminato il ciclo di consumo.

Il riutilizzo prevede un'azione immediata che ripristini la funzionalità dell'oggetto anche diversa dall'originale. Il riciclo invece viene fatto usando un bene già assegnato alla filiera dei rifiuti che viene trasformato per produrre qualcosa di nuovo, analogo o molto diverso a ciò a cui era servito originariamente.

Riutilizzare un bene o parte di esso significa allungane la vita, significa fare sì che altri beni nuovi non vengano usati con risparmi su tutta la catena di produzione. Riusare un bene significa anche generare nuovi mercati legati al recupero, rivendita o affitto che alla manutenzione ed assistenza tecnica del bene.

 

Definizioni nella normativa

La  direttiva 2008/98 CE definisce ai fini normativi i concetti di riuso e preparazione per il riutilizzo:

  • riuso: qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti;

  • preparazione per il riutilizzo: le operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento. (fonte norma UE).

All'interno del concetto di riutilizzo, secondo l'Unione Europea, troviamo quindi sia beni che posso essere riutilizzati tali e quali dopo semplici operazioni di pulizia o riparazione, che parti di beni destinati a diventare rifiuti che possono essere smontate ed ancora utilizzate usate tali e quali dopo essere state pulite ed eventualmente riparate.

 

Riutilizzo e riciclo quali sono le differenze?

Per l'Unione Europea il riciclaggio è qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Include il ritrattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento. (fonte norma UE).

Secondo la normativa quindi i presupposti che differenziano riuso e riciclo, nel caso del riciclo, sono che il bene/ materiale:

  • sia già diventato rifiuto,

  • subisca trattamenti, anche massicci, destinati a trasformarlo anche completamente rispetto al bene originale.

Riutilizzo e riciclaggio sono trattati dall'articolo 11 della direttiva 2008/98 CE.
 

Il riutilizzo nella gerarchia della gestione dei rifiuti

La Direttiva 2008/98/CE (art. 4)(1)  stabilisce l'ordine di priorità delle azioni nei processi di gestione dei rifiuti che dovrà essere seguita nel nostro continente:

  1. prevenzione (riduzione)

  2. riutilizzo e preparazione per il riutilizzo

  3. riciclaggio

  4. recupero (incluso il recupero per fini energetici)

  5. smaltimento

Secondo la direttiva, quindi, il riutilizzo dei beni dovrà essere la seconda azione più diffusa nel contesto delle azioni di prevenzione dei rifiuti ed ingenerale di limitazione dei rifiuti destinati alla discarica e quindi di spreco di risorse naturali.

 La direttiva 2008/98/CE è stata modificata dalla Direttiva 2018/851 che introduce i principi del pacchetto sull'economia circolare.

Figura 1) Gerarchia della gestione dei rifiuti.

Note
1) Recepita in Italia dall'art 179 del D.Lgs. 03/04/2006 n° 152 (Codice dell'Ambiente)

 

Riuso ed Economia Circolare

Tra i vari principi che caratterizzano l'economia circolare troviamo:

  • allungare la vita dei beni: riusare, riparare, condividere, affittare uno stesso bene

  • risparmiare materie prime ed energia: limitare la produzione di nuovi beni

  • dare servizi come prodotti: intesi anche come assistenza tecnica all'uso, aggiornamento sotto il profilo informatico del prodotto

  • fare ricerca ed innovazione in modo da creare prodotti che siano durevoli ma anche facilmente smontabili e riparabili, quindi che siano riutilizzabili nel complesso o nelle singole parti.

Riutilizzo e preparazione per il riutilizzo dei beni rientrano nelle azioni che rendono concreti questi principi trasformandoli in economia circolare ovvero sviluppando settori specifici di mercato che a loro volta creano nuove figure professionali e nuove opportunità di lavoro.

Le ricadute in termini di benefici sull'ambiente legate al riutilizzo sono innumerevoli e possono essere sintetizzate cosi:

  • Riduzione della quantità di rifiuti, compresi i rifiuti pericolosi

  • Prevenzione dell’inquinamento (estrazione materie prime, produzione del bene, trasporto e vendita, raccolta e smaltimento del bene diventato rifiuto)

  • Riduzione delle emissioni di gas serra, che contribuiscono al cambiamento climatico globale

  • Diminuzione dell'uso delle risorse naturali (materie prime, combustibile, foreste, acqua)

  • Riduzione dei consumi energetici nell'intero ciclo di vita del prodotto.

Prodotti usa e getta e prodotti riutilizzabili

In termini di evoluzione l'uso di prodotti usa e getta rappresenta un modello di economia lineare (produco, uso, getto) che solo attraverso le operazioni di riciclo vengono inseriti in un modello di economia circolare diventando materie prime seconde. L'uso di prodotti riutilizzabili invece si lega al modello di economia circolare (produco, uso, riuso, riuso, riuso, riciclo, trasformo, riuso come materia prima seconda) il loro livello di circolarità naturalmente aumenta la dove il prodotto nasce già con l'obiettivo di essere riutilizzato, aggiustato in più cicli di uso e facilmente smontato poi per essere riciclato o essere in parte avviato a riuso.
 

Il quadro giuridico di riuso e preparazione per il riutilizzo in Italia

Come già accennato nel capitolo precedente a livello europeo le normative di riferimento per il riutilizzo sono:

  • la direttiva 2008/98/CE che dà le definizioni di riutilizzo e preparazione per il riutilizzo proponendo anche il concetto di gerarchia dei rifiuti che detta le priorità di gestione per i rifiuti a livello europeo;

  • la direttiva 2018/251/CE che modifica la direttiva precedente introducendo i concetti di economia circolare.

La normativa europea dispone anche che (art, 9 par. 4):

Gli Stati membri controllano e valutano l’attuazione delle loro misure sul riutilizzo misurando il riutilizzo sulla base della metodologia comune stabilita dall’atto di esecuzione di cui al paragrafo 7 a decorrere dal primo anno civile completo successivo all’adozione di tale atto di esecuzione. Tale atto è stato adottato con Decisione di esecuzione (UE) 2021/19 del 18 dicembre 2020 pubblicata in G.U.C.E. L del 12 gennaio 2021, n.10.

Il riuso è favorito indirettamente anche dalla Direttiva (UE) 2019/904 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente che prevede restrizioni all’immissione sul mercato di una serie di prodotti monouso e riduzione del consumo di una serie di prodotti di plastica monouso favorendo di fatto il riuso dei beni durevoli in sostituzione ai prodotti monouso.

 La norma è stata recepita in Italia nel D.Lgs. 152/2006 Norme in materia di ambiente in particolare con le modifiche apportate dal  D.Lgs. 116 del 2020.

Nell'articolo 180 prevenzione dei rifiuti al comma 1 lettera individua tra le azioni del Piano Nazionale rifiuti azioni che:

d) incoraggiano il riutilizzo di prodotti e la creazione di sistemi che promuovono attività' di riparazione e di riutilizzo, in particolare per le apparecchiature elettriche ed elettroniche, i tessili e i mobili, nonché' imballaggi e materiali e prodotti da costruzione.

L'articolo 181 Preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti stabilisce nello specifico le azioni dirette al riciclo, al riutilizzo ed alla preparazione per il riutilizzo:  

1.Nell'ambito delle rispettive competenze, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, le Regioni, gli Enti di governo d'ambito territoriale ottimale, o, laddove questi  non siano stati costituiti, i Comuni, adottano modalità autorizzative semplificate nonché' le misure necessarie, comprese quelle relative alla realizzazione della raccolta differenziata, per promuovere la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti, il riciclaggio o altre operazioni di recupero, in particolare incoraggiando lo sviluppo di reti di operatori per facilitare le operazioni di preparazione per il riutilizzo e riparazione, agevolando, ove compatibile con la corretta gestione dei rifiuti, il loro accesso ai rifiuti adatti allo scopo, detenuti dai sistemi o dalle infrastrutture di raccolta, sempre che tali operazioni non siano svolte da parte degli stessi sistemi o infrastrutture.

2. I regimi di responsabilità estesa del produttore adottano le misure necessarie per garantire la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di rispettiva competenza.

3. Ove necessario per ottemperare al comma 1 e per facilitare o migliorare il recupero, gli operatori e gli enti competenti adottano le misure necessarie, prima o durante il recupero, laddove tecnicamente possibile, per eliminare le sostanze pericolose, le miscele e i componenti dai rifiuti pericolosi in vista della loro gestione conformemente alla gerarchia dei  rifiuti ed alla tutela della salute umana e dell'ambiente.

4. Al fine di rispettare le finalità del presente decreto e procedere verso un'economia circolare con un alto livello di efficienza delle risorse, le autorità competenti adottano le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi:

a) entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine,

nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a quelli domestici, sarà aumentata complessivamente almeno al 50 per cento in termini di peso;

b) entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse operazioni di riempimento che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05  04 dell'elenco dei rifiuti, sarà aumentata almeno al 70 per cento in termini di peso;

c) entro il 2025, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani saranno aumentati almeno al 55 per cento in peso;

d) entro il 2030, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani saranno aumentati almeno al 60 per cento in peso;

e) entro il 2035, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani saranno aumentati almeno al 65 per cento in peso.

5. Per le frazioni di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata destinati al riciclaggio ed al recupero è sempre ammessa la libera circolazione sul territorio nazionale tramite enti o imprese ìiscritti nelle apposite categorie dell'Albo nazionale gestori ambientali ai sensi dell'articolo 212, comma 5, al fine di favorire il piu' possibile il loro recupero privilegiando, anche on strumenti economici, il principio di  prossimità agli impianti di recupero.

6. Gli Enti di governo d'ambito territoriale ottimale ovvero i Comuni possono individuare appositi  spazi, presso i centri di raccolta di cui all'articolo 183, comma 1, lettera mm), per l'esposizione temporanea, finalizzata allo scambio tra privati, di beni usati e funzionanti direttamente idonei al riutilizzo. Nei centri di raccolta possono altresì essere individuate apposite aree adibite al deposito preliminare alla raccolta dei rifiuti destinati alla preparazione per il riutilizzo e alla raccolta di beni riutilizzabili. Nei centri di raccolta possono anche essere individuati spazi dedicati alla prevenzione  della  produzione di rifiuti, con l'obiettivo di consentire la raccolta di beni da destinare al riutilizzo, nel quadro di operazioni di intercettazione e schemi di filiera degli operatori professionali dell'usato autorizzati dagli enti locali e dalle aziende di igiene urbana.))

Con questo articolo quindi vengono introdotti nella normativa italiana i concetti di responsabilità estesa del produttore, di economia circolare e le disposizioni tecniche per organizzare e monitorare e gli obiettivi di riciclo, preparazione per il riutilizzo e riuso dei flussi dei rifiuti. Vene suggerita la creazione, da parte degli enti pubblici, di apposite aree destinate a riuso ed al deposito di beni da preparare per il riuso cercando di promuovere la nascita di filiere locali. La gestione di queste filiere è data sia ai privati professionisti che al pubblico, favorendo la nascita di sistemi di collaborazione tra le due realtà.

La normativa italiana riguardante i beni riutilizzabili però non si ferma alla normativa ambientale ma interessa anche altri settori.

Il commercio dell’usato è stato oggetto di intervento normativo specifico nel Codice dei Beni Culturali. In seguito all’abrogazione dell’articolo 126 del TULPS 10, il 21/03/2018 Ministero dell’Interno ha chiarito con la Circolare n. 557 che rimangono comunque vigenti l’articolo 128 e i relativi obblighi di registro di cose usate e cose antiche che non siano prive di valore o di valore esiguo 11; il Decreto del Ministero degli Interni conferma anche la vigenza delle indicazioni del Decreto del Ministero dei Beni Culturali n.95 del 15 maggio 2009, che stabilisce l’obbligo del registro oltre soglie di valore specificate in apposita tabella.

Il Codice dei Beni Culturali (d.lgs. 42/2004), che stabilisce vincoli e procedure per i beni sui quali vige interesse culturale verificato e presunto, rende soggetta ad autorizzazione l’esportazione di tutti i beni usati che, secondo la fattispecie, abbiano più di 50 o 70 anni; ciò rappresenta un possibile vulnus operativo e legale del quale dovranno tenere conto gli operatori del riutilizzo, in presenza di filiere che, come quella già matura degli indumenti usati, saranno sempre più orientate all’esportazione.

Per quanto riguarda l’IVA, ai sensi dell’Art. 36 del Dlgs 41/9512, i beni usati mobili sono oggetto di un regime del margine che può essere calcolato con metodo analitico, forfettario o globale e che può variare nella sua applicazione dipendendo da merceologie e canali di vendita. Il regime del margine riduce la base imponibile del prezzo dei beni venduti, fondandosi sul principio che l’imposta non debba essere pagata più di una volta sullo stesso valore aggregato. Preso atto dell’inapplicabilità tecnica di tali regimi per la maggior parte degli operatori del riutilizzo, nella XVIII legislatura sono state incardinate quattro proposte di legge che prevedono una semplificazione del regime IVA e altre misure di riordino per il settore dell’usato (Pdl 56, 978, 1065 e 1224).

Tuttavia dal punto di vista normativo nel nostro paese esistono ancora criticità. Nel 2018 la rete ONU (operatori Nazionali Usato) con il supporto di alcuni esponenti parlamentari era riuscita a far avviare l'iter burocratico per colmare tali lacune, il processo tuttavia attualmente risulta sospeso.

La normativa proposta prevedeva in particolare:

  • promuovere il settore del riuso attraverso la riduzione dell’Iva al 10%,

  • chiede agli Enti Locali di applicare tariffe dei rifiuti che tengano conto del valore ambientale generato,

  •  l’istituzione di un Tavolo di lavoro permanente sul Riutilizzo presso il ministero dell’Ambiente per promuovere l’intesa con le pubbliche amministrazioni, accordi di programma con Regioni, Enti locali e altri enti,

  •  la definizione della figura dell’operatore dell’usato che dovrà avere un codice attività (codice Ateco) specifico,

  • la nascita di aree di libero scambio, spazi controllati dove il venditore è registrato e soggetto a regole sulla tracciabilità.

La proposta di legge proponeva di regolamentare e favorire il più possibile il lavoro in questo settore, incentivando il riutilizzo di rifiuti attraverso agevolazioni fiscali.

Alcune delle proposte contenute nella bozza di legge sono anche oggetto di richiesta di normativa su scala europea da parte delle due maggiori associazioni che riuniscono operatori dell'usato soprattutto appartenenti al settore sociale: RREUSE(3) e RECOPOP(4). Entrambe chiedono all’Unione Europea riduzioni fiscali per il settore dell’usato e schemi di Responsabilità Estesa del Produttore che coinvolgano attivamente le reti di riutilizzo esistenti. RREUSE chiede inoltre clausole per favorire l’economia sociale e chiari obiettivi di Preparazione per il Riutilizzo,  mentre RECOPOP sottolinea l'importanza di creare rigorosi standard che traccino le filiere dall’inizio alla fine per evitare delitti ambientali ed escludere dal mercato i soggetti criminali.

Note

3)rete internazionale no-profit che sostiene lo sviluppo delle imprese sociali nell'economia circolare attraverso politiche e partnership innovative e lo scambio di buone pratiche. RREUSE conta 31 organizzazioni membri sparse in 29 paesi. https://rreuse.org/

4) nata nel 2020 raccoglie player e associazioni di categoria in 6 paesi, per un totale di 23.000 lavoratori  nello specifico, è composto da reti e associazioni di soggetti vulnerabili attivi nei mercati di piazza e nelle aree di libero scambio, network di negozi dell’usato a conduzione familiare, operatori ambulanti dell’usato, società private dedite alla selezione e distribuzione all’ingrosso e al dettaglio di indumenti usati ed elettrodomestici, imprese sociali ed altri enti dell’economia sociale attivi nel riutilizzo che reputano escludente anche nei loro confronti l’impostazione di RREUSE

 

Il quadro del riuso in Italia nel Rapporto Nazionale sul Riutilizzo

Lo scorso 6 giugno 2021 è stato pubblicato il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo, frutto del lavoro dell'Osservatorio del Riutilizzo di Occhio del Riciclone Italia ONLUS con Labelab e Rete ONU (la Rete Nazionale degli Operatori dell'Usato),  che dal 2010 costituisce un punto di riferimento per chiunque voglia approfondire le tematiche del Riutilizzo, della Preparazione per il Riutilizzo e dell’Usato in generale.

Il rapporto esegue un'analisi dettagliata sullo stato del settore del riutilizzo facendo il punto sia dello stato del settore attuale, della normativa, delle criticità delle buone pratiche e dei potenziali sviluppi del settore del riutilizzo in Italia. Contiene quindi una rassegna di tutti i numeri, le ricerche e le opinioni che vengono prodotti sul fenomeno, spesso partendo da metodologie, interessi e punti di vista diversi.

Quantificare il settore del riutilizzo

Secondo il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo dimensionare il settore è tutt'altro che semplice, il rapporto raccoglie e confronta dati da diverse fonti:

  • Secondo l'istituto di ricerca Doxa il settore dell’usato avrebbe generato nel 2019 un valore pari a ben 24 miliardi di euro

  • Eurostat per il 2017 indica, per le attività italiane di riuso e prevenzione, 454 milioni annui di fatturato e 5.782 persone impiegate, questo dato è in linea con quanto stimato dalla Camera di Commercio di Milano ma non tiene conto dell’inadeguatezza dei Codici Ateco sull’usato che escludono la maggioranza degli operatori del settore e ne includono altri che, pur occupandosi di usato, gestiscono merci pregiate e non riconducibili al concetto di prevenzione.

  • Rete ONU e il Centro di Ricerca Occhio del Riciclone hanno stimato  un fatturato globale di circa 2 miliardi annui a fronte di un totale di persone impiegate compreso tra le 80.000 e le 100.000 unità. La stima risulta più accurata in quanto le due associazioni hanno  percezione diretta del lavoro degli operatori dell’usato. Quest’ultima stima, tuttavia, non include le attività specializzate in merci antiche o pregiate e nemmeno online, automobili usate e autoricambi che secondo Occhio del Riciclone includono  circa 500.000 tonnellate annue di beni durevoli riutilizzati alle quali, in presenza di sistemi di preparazione per il riutilizzo dei rifiuti urbani, si potrebbero aggiungere altre 600.000 tonnellate di beni durevoli (conferiti in buono stato e facilmente collocabili sul mercato).

 

Analisi merceologica dei principali beni destinati al riuso e alla preparazione per il riutilizzo

Il Rapporto ricostruisce e riordina in una tabella le principali tipologie di rifiuti che possono essere oggetto di riutilizzo e preparazione per il riutilizzo abbinandole ai propri codici CER.

RIUTILIZZO/CENTRI DI RIUSO

PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO

 

Codice Rifiuto

Esempi

Abbigliamento, accessori, tessuti e tappeti, scarpe, cappelli, ecc..

200110, 200111, 200199

Abbigliamento, accessori, tessuti e tappeti, scarpe, cappelli, ecc...

Biciclette passeggini, carrozzine, attrezzature sportive, ecc...

200140, 200199, 200307, 200399

Biciclette passeggini, carrozzine, attrezzature sportive, ecc...

Oggettistica e casalinghi, giocattoli, stoviglie, soprammobili, quadri, ecc.

200302, 200138, 200139, 200140, 200199, 200307, 200399

Oggettistica e casalinghi, giocattoli, stoviglie, soprammobili, quadri, ecc...

Mobili, reti, materassi, divani, poltrone, arredo giardino, ecc...

200138, 200139, 200140, 200199, 200307, 200399

Mobili, reti, materassi, divani, poltrone, arredo giardino, ecc...

Libri, riviste, carta, ecc...

200101

Libri, riviste, carta, ecc...

Porte, finestre, cancelli, sanitari, pavimenti, tegole, mattoni, mattonelle, pietre non preziose, vasi, fioriere, nani da giardino

170904,170102, 170201, 200138, 200199, 170202, 170203,200102, 200138,200139, 200140, 170405, 170401, 200137, 170802, 200307

Porte, finestre, cancelli, sanitari, pavimenti, tegole, mattoni, mattonelle, pietre non preziose, vasi, fioriere, nani da giardino

Imballaggi metallici, imballaggi in materiali compositi e misti, imballaggi in vetro, Imballaggi in materia tessile, in legno, ecc...

150102,150103, 150104, 150105, 150106, 150107, 150109

Imballaggi metallici, imballaggi in materiali compositi e misti, imballaggi in vetro, imballaggi in materia tessile,in legno, ecc...

Multimedia, vinile, dvd, ecc...

200399

Multimedia, vinile, dvd, ecc...

Apparecchiature elettriche o elettroniche, inclusi tutti i componenti; elettrodomestici, apparecchi di telefonia, giocattoli e apparecchiature per il tempo libero, apparecchiature per l’illuminazione e musicali; apparecchiature per la generazione di corrente elettrica, ecc...

160214, 160216, 200136

Rifiuti di apparecchiature elettriche o elettroniche, inclusi tutti i componenti, del rifiuto; elettrodomestici, apparecchi di telefonia, giocattoli e apparecchiature per il tempo libero, apparecchiature per l’illuminazione e musicali; apparecchiature per la generazione di corrente elettrica, ecc...

Tabella 1: categorie e codici CER interessati dai flussi di riutilizzo e preparazione per il riutilizzo (fonte:  Rapporto Nazionale sul Riutilizzo)
 

I flussi dei rifiuti riutilizzati

I flussi di prevenzione/riutilizzo che quelli di rifiuti preparabili per il riutilizzo derivano in gran parte dalla rotazione del consumo di beni durevoli e dalla necessità dei cittadini di liberarsi o trovare nuova destinazione ai beni eccedenti o arrivati a fine vita. L’avvio di tale flusso a un canale piuttosto che a un altro dipende da numerose variabili che orientano il comportamento del cittadino, tra le quali quelle che rivestono maggior rilevanza sono:

  • la legge del minor sforzo,

  • il costo opportunità,

  • i costi di transazione in avanti.

Solo circa il 50% del flusso disponibile per essere preparato per il riutilizzo e reimmesso in circolazione avrebbe bisogno di interventi di riparazione/restauro/ricondizionamento, ma solo una quota molto minore (composta soprattutto dai “grandi bianchi”) gode di prezzi di mercato che possano realmente coprire il costo tali operazioni; il restante 50% di ciò che può essere preparato per il riutilizzo, di contro, è in perfetto stato e potrebbe essere reimmesso in circolazione a fronte di mere operazioni di selezione e controllo (e igienizzazione quando necessaria).

I canali di vendita a cui in genere i privati si affidano sono principalmente:

  • Negozi dell'usato conto terzi,

  • Ambulantato operante nelle strade, nei mercati e nelle fiere (Rete ONU ha stimato che solo un quinto degli ambulanti dell'usato operi con legittima personalità giuridica),

  • Botteghe di rigatteria tradizionali,

  • Filiere degli indumenti usati,

  • Filiere degli Apparati Elettrici ed Elettronici (AEE),

  • Centri di Riuso (segmento incipiente e non consolidato che non offre ancora numeri e performance di rilievo),

  • vendita e scambio online tramite gruppi o apposite app.

 

Il riuso nel settore del Packaging

Alle filiere sopra citate va aggiunto il settore del riuso degli imballaggi sia a livello di utenza domestica che commerciale ed industriale. Un settore in fase di forte sviluppo con enormi benefici sia a livello economico che a livello ambientale.

La Fondazione Ellen MacArthur ha recentemente ideato una classificazione che divide i sistemi di riuso dei contenitori in quattro tipologie, in base a dove si svolge la ricarica o a dove avviene la riconsegna dell’imballaggio vuoto.

  1. Refill at home: la ricarica a casa tua

  2. Refill on the go: la ricarica la fai “in trasferta”

  3. Return from home: il vuoto si ritira a domicilio

  4. Return on the go: usa il contenuto e riporta il contenitore
     

Casi di illegalità nel settore del riutilizzo

La necessità di una normativa chiara chiesta dagli operatori del settore dell'usato sia al livello nazionale che europeo nasce dall'esigenza di evitare situazioni di illegalità che comportano:

  • rischi per la salute umana: dovuti al commercio di beni non correttamente igienizzati, contenenti sostanze pericolose o mal funzionanti ma anche per la saluta degli operatori stessi (soprattutto nel caso di operatori che lavorano ai margini della società che raccolgono beni da utilizzare in cassonetti o in ambienti malsani senza adeguate protezioni),

  • rischi di illegalità legata al commercio di beni derivanti da furti,

  • evasione fiscale ed evasione delle norme sulla sicurezza nel lavoro,

  • rischi ambientali dovuti al non corretto smaltimento dei beni invenduti.

Il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo evidenzia come tra le diverse filiere dell'usato le infiltrazioni di carattere mafioso siano particolarmente presenti nel settore degli indumenti usati tanto è che dal 2018 la Commissione Ecomafie, ha avviato uno specifico filone d’inchiesta sul tema. 

Utilitalia dopo aver preso atto delle criticità di questo settore nei primi mesi del 2020, ha predisposto delle Linee Guide per l’affidamento del servizio di gestione degli indumenti usati (relativo ai codici EER 200.110 e 200.111.). Le linee guida sono destinate alle stazioni appaltanti, in prevalenza aziende di igiene urbana, che possono svolgere un importante ruolo di promozione della trasparenza, della sostenibilità (sociale e ambientale) e di prevenzione dell’illegalità

 

Approfondimenti

- Osservatorio del Riutilizzo di Occhio del Riciclone Italia ONLUS con Labelab e Rete ONU, Rapporto Nazionale sul Riutilizzo, 2021

- Fondazione Ellen MacArthur, Upstream Innovation: a guide to packaging solutions

Camera dei deputati, Ciclo rifiuti e attività illecite, audizione su abiti usati -  audizione del Presidente di Confindustria Toscana nord, Daniele Matteini, sul tema degli abiti usati.  Giovedì 02 Dicembre 2021 ore 13:30  

Camera dei deputati, Audizione su abiti usati - l'audizione del presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini, sul tema degli abiti usati. Giovedì 25 Novembre 2021 ore 13:30  

- Utilitalia, Linee Guide per l’affidamento del servizio di gestione degli indumenti usati (relativo ai codici EER 200.110 e 200.111.), 2020